giovedì 30 dicembre 2010

A ventiquattro, Tony Santagata

A quindici anni ero Vasco Ligabue, appiccicoso e senza vergogna nel mostrarmi così ehhhhh
A sedici anni ero Vasco Brondi senza sapere che esistesse Vasco Brondi (probabilmente non lo sapeva neppure lui allora e forse non lo sa nemmeno adesso, ma ti risponde "questi cazzo di fili del telefono!")
A diciassette anni ero Simon di Simon&Garfunkel, dei due il meno vistoso e quasi impaurito di uscire dal disco
A diciotto ero uno dei Creedence Clearwater Revival, probabilmente quello più povero, ma che diventava matto quando sul cd passava "Have you ever seen the rain"
A diciannove potevo essere Dee Dee o Tommy dei Ramones, tanto rumore
A venti mi sono evoluto e sono diventato Joe Strummer, che però si starà ribaltando nella tomba a venirlo a sapere
A ventuno sono stato Enrico dei Crazy Wasted, uno simpatico, ma che non sa suonare
A ventidue ero Hakan Hellstrom, che non capisci quello che dice perchè, dannazione, è svedese e canta in svedese. Da sbronzo ero più un Eddie Meduza.
A ventitre sono stato Max Collini degli Offlaga Disco Pax, ma il problema è che se lo viene a sapere mi tira un pugno gridandomi "Alternativo dei miei coglioni!"
A ventiquattro voglio fare Tony Santagata

giovedì 23 dicembre 2010

Il mio Babbo Natale ha venduto le renne ad una multinazionale

Non amo il Natale. Sono una persona iperattiva (anche se a giudicare dall'orario in cui tendo a svegliarmi la mattina, non si direbbe), è praticamente impossibile chiedermi di trascorrere in casa due settimane senza scrivere un articolo o arrampicarmi fino al più sperduto paesino della Val Trompia per commentare una partita di calcio.
Mi è venuta voglia di andare in giro a lasciare curriculum, perchè non sia mai che Babbo Natale non abbia voglia di farmi trovare un lavoro un attimino più remunerativo, per cui ho avuto anche molto tempo per poter riflettere da solo mentre guidavo. Il risultato è stato un sonoro mal di testa.
Il 2010 passerà alla storia come l'anno in cui tutto è cambiato perchè nulla cambiasse, per quasicitare Tomasi di Lampedusa (fa sempre un po' figo dire di aver letto i grandi classici), tranne forse il sottoscritto, che si conferma fra i migliori incassatori di colpi bassi di tutto il Basso Piemonte, salvo poi rifilarne a sua volta come solo ad un vero bastardo compete.
Probabile che fra sei o sette anni, quando sarò ancora su quella macchina a farmi una trasfera a San Benedetto del Tronto (speriamo di poter alzare due euro dalla tariffa odierna), mi dirò "E tutto è iniziato sei o sette anni fa!" e mi verrà in mente questo post, che ho scritto dieci giorni dopo l'ultimo intervento perchè nel frattempo ho avuto un pò di cose da fare, nulla di trascendentale comunque.
Di questo Natale, invece, ricorderò il fatto di non aver comprato quasi niente a nessuno (l'anno scorso sono ricorso a mezzi che sotto alcuni aspetti potrebbero essere letti come "sfruttamento della prostituzione") e che non so ancora cosa fare a Capodanno, segno inevitabile che la mia vita sociale in questo periodo ha un discreto bisogno di vitalità.

lunedì 13 dicembre 2010

Settembre 2012

A volte mi ritrovo lì che guardo la webcam. Fa freddo e mi sembra quasi di sentirlo nonostante il calorifero che pulsa a due centimetri da me.
Poi mi faccio un giro con Google Street View ed ecco che la malinconia monta. Sarà che fa freddo pure qui o che la distanza accentua tutto (o sarà l'accattivante jingle di TV 6 che mi suona in mente ogni due secondi, sinceri complimenti agli autori per l'appeal). Peccato poi non avere nessuno a cui raccontarle.
Quando sono tornato a casa, l'estate scorsa, mi sono detto "Prendiamoci due o tre anni di tempo e vediamo". Uno e mezzo se n'è già andato e cambia solo che ogni tanto mi inerpico verso le più remote località del nord Italia per qualche partita di calcio.
Ieri sera, mentre lavoravo al bar, ho realizzato che per mettere in moto le cose ho bisogno di una scadenza, di un limite. Devo scrivere un articolo entro tre ore? Faccio il pezzo più bello del secolo. Ho una settimana di tempo? Viene fuori uno schifo. E così anche la vita quotidiana quando non si hanno scadenze, ma al massimo solo dei contrattempi. Per cui, mentre servivo un prosecco a qualcuno, ho deciso che se un anno e mezzo è passato, un anno e mezzo dovrà ancora passare, poi decidiamo, en gång för alla.

lunedì 29 novembre 2010

La prossima volta ci farò più caso

Essere distratti, in genere, aiuta molto: la gente non si fida di te e quindi non ti chiede compiti particolarmente gravosi o che comportano responsabilità. Mai mostrarsi sicuri di te: finiranno per chiederti qualcosa che sai fare benissimo, ma proprio in quel momento non ne avresti voglia.
Comunque la distrazione, in quanto mio pane quotidiano, la gestisco benissimo. Posso perdere decine di treni e trovarmi comunque a 600 km di distanza puntualissimo a fare ciò che dovevo fare (per qualcuno che non sapeva della mia sbadataggine). Quando però questo entra in contatto con chi sa delle mie lacune di memoria o della mia scarsa capacità di notare i problemi altrui, è il patatrack. Per cui, visto che ho rotto i tergicristalli della macchina, mi conviene stare più attento. E guardare malissimo chi dice "Che bello la neve!". La bianca fottuta mi costerà parecchi soldi, così come la mia amata sbadataggine, che temo di dover lasciare nel cassetto per un bel pò.

sabato 20 novembre 2010

Un secolo in sei ore.

Meglio scrivere tutto ora, che la Faxe circola tranquillamente in corpo (magari quando passa l'effetto toglierò questa pagina, magari no) e non mi scappa la pipì. Sono andato a Genova per vedere gli Offlaga Disco Pax ed ho incontrato la ragazza con cui sono stato per un anno meno tre giorni. In una città di 500mila abitanti.

Chi mi conosce sa cosa significano per me gli Offlaga: sono le parole con cui avrei voluto esprimere qualcosa che non ho vissuto, perchè sono nato solo nel 1987 e quello che c'è stato prima l'ho sentito raccontare dai genitori, dai nonni, da qualche amico più grande, ma mai con un bel sottofondo ritmato.

Ero vicino alla stazione e sibilavo ostrogoto e mi sono sentito fare "toc toc" sulla spalla. Ogni tanto ripenso a quello che sono diventato e il perchè. Quei 360qualcosa giorni insieme probabilmente significano che nel frattempo si è diventati grandi e bisogna capire che un'ora di treno può essere fin troppo. Significano ricordarsi che si era felici, con le miriadi di barriere architettoniche che i sentimenti incontrano.

Le ho detto della Svezia, del (quasi)lavoro che faccio, delle mie poche conquiste. Lei del suo nuovo lavoro e del suo ragazzo che tifa Genoa e quindi è già uno giusto.

Poi sono passato di fronte allo stadio, ho ascoltato cinque quarti d'ora di racconti ritmati, sono andato a tanto così dal piangere per un concerto (due mesi fa mi maledicevo per aver speso 70 euro ed aver visto i Blink da un chilometro e mezzo), ho salutato il cantante e gli ho detto che ero quello che gli ha dedicato una laurea. Lui che ha dedicato il concerto a Tomas Skuhravy e dopodomani sarà a Padova o Ravenna per una data e io a Lumezzane per una partita di Lega Pro.

Per gente disabituata alle emozioni come me, le 6 ore genovesi ne hanno racchiuse per almeno un secolo.

venerdì 19 novembre 2010

Non mi piacevano i cartoni giapponesi

Facciamo un bel salto indietro di 15 anni, direbbe Lucarelli (Carlo, non quello che giocava nel Livorno). La moda dei cartoni animati, finalmente una cosa carina e divertente su Facebook (il prossimo passo, suggerisco, gridare il nome del partner più bravo/a a letto. Credo che ne vedremmo delle belle) porta ad una discussione, ad una guerra che nel mio piccolo si protrae fino ad oggi.

Possibile che i cartoni animati influenzino le sorti dell'individuo? No, assolutamente, perchè altrimenti il 90% dei miei amici distruggerebbe il pianeta o combatterebbe mostri spaziali. A me però i cartoni giapponesi hanno sempre fatto ribrezzo (tolto Holly e Benji, che però mi ha illuso fino a quando non ho scoperto che battere un calcio d'angolo, rincorrere il pallone in area e colpirlo di testa non si può. Nè per le leggi della fisica, nè per il regolamento del gioco), per cui ho concentrato il mio interesse su altre cose. Apparte che poi ho fatto il Tempo Continuato (e ho scoperto di recente di essere stato uno dei pochissimi, visto che in qualsiasi altra scuola dell'emisfero nord al pomeriggio si stava quasi sempre a casa, ad averlo sperimentato) quindi uscivo da scuola alle 5, poi andavo a calcio o a girare in bici per cui tornavo e i cartoni erano già finiti.

Il mio idolo in assoluto era Wile il Coyote. Ridevo come un pazzo quando gli esplodeva qualcosa in mano, ma ho sempre sperato che catturasse quello stupido struzzo. Visti gli sviluppi dei miei successivi 15 anni posso dire serenamente che su di me i cartoni hanno avuto un'influenza decisamente pesante.

Goldrake, Ken il Guerriero, i Cavalieri dello Zodiaco e i Cinque Samurai li lascio a chi non si è mai chiuso fuori casa senza chiavi o non ha mai perso la sua fermata ferroviaria dormendo fino al capolinea (50 km oltre).

domenica 14 novembre 2010

La formula chimica del diventare grande

Ho realizzato di essere diventato grande alle 17:10 del 14 novembre 2010. Ero sulla strada che porta da Valenza ad Alessandria. Fino a pochi mesi prima, non avrei avuto motivo di trovarmi lì. Perchè a Valenza ci sono stato due volte nel resto della mia vita e perchè se ci andavo prendevo il treno. E invece ero seduto su una Seicento con un'ammaccatura vicino al fanale destro (giuro che non l'ho provocata io, c'era già da prima), venivo a casa dopo aver visto Valenzana-Sacilese 0-0 di Serie C2.

Ho fatto un piccolo resoconto delle cose che mi sono capitate negli ultimi mesi, realizzando, di colpo, sotto la pioggia e con la terza marcia che non funziona tanto bene, che ho passato alcune fasi della vita che generalmente capitano una sola volta.

Mi sono laureato (ci sono persone a cui capita più volte, e comunque questa per me è stata la prima, probabilmente l'ultima), ho preso la patente (anche qui, c'è gente che la prende due volte perchè alza troppo il gomito e rischia di stirare gente come me, che ha appena realizzato di essere diventata grande) (a proposito, si ho preso la patente tardissimo, ma sono felice di questo: non avrei potuto esprimere questo concetto a 18 anni), posso finalmente dire di essermi buttato in quella che io adoro chiamare "una serie di relazioni autopunitive", lavoro come semi free-lance. Ho fatto anche un'altra cosa, ma per scaramanzia lo dirò solo se e quando andrà in porto (no, nulla di osè). Tutto questo come se fosse naturale. Voi direte, si, è naturalissimo prendere la patente. Vero, nessuna obiezione, ma io un anno fa non sapevo nemmeno come si accendesse una macchina, invece ho provato, riprovato (e, purtroppo, speso) fino a che quel cazzo di motore non si è acceso. E lo è rimasto quando ho scalato.

mercoledì 10 novembre 2010

2010:23*(x)=2002:15

Francamente li capisco, un pò, gli adolescenti. Non sempre, anzi, quando con i loro cazzo di cellulari mettono musica techno o metal a palla li scaraventerei giù dall'Empire State Building, loro e i loro cazzo di David Guetta, 50 Cent e Guns 'n Roses (si, i Guns mi piacciono, ma costringere 50 persone ad ascoltarli lo trovo disgustoso). Però poi dicono "Nessuno mi capisce", lì mi viene un pò da ridere perchè è una cosa trita e ritrita, così da telefilm anni '80 che neanche pare vera.

Non mi pare di essere mai passato attraverso la fase "Nessuno mi capisce", o meglio, credo di passarci adesso per ragioni simili e diverse. All'epoca (e cioè quando avevo 15 anni, quindi, cavolo, già otto anni fa!) vivevo da recluso, isolato diciamo, visto che non ho frequentazioni nel paese in cui abito e fino a quattro mesi fa non avevo la macchina (non che ci abbia messo otto anni ad uscire dal guscio, ma a 15 anni non frequentare nessuno in un paese di 4000 abitanti è mortificante).

Così mi sono messo a fare le cose che fanno i grandi: mi sono interessato alla politica (con il risultato di aver toccato da vicino non tanto lo squallore o chissà quale scandalo, ma il terribile velo grigio che la avvolge, quasi come anche chi è giovane si ritrovi a vivere in un mondo di vecchi che li ingloba automaticamente), ho iniziato a lavoricchiare per qualche giornale, ho provato a guardare qualche film d'autore senza però capirli a fondo (e oggi guardo solo Scrubs e i Simpson, un pò come voler recuperare il tempo perso).

Adesso non ho veramente un cazzo da fare. Ho le mie buone ragioni (e colpe), ma se chiedo a qualcuno di comprenderle scatta automaticamente il muro contro cui rimbalza tutto quanto. "Non fai un cazzo", "Non sei utile", "Lasciamo perdere" eccetera. Dunque devo concludere che quello che non ero a quindici anni, e cioè uno studente viziato, pigro (in realtà pigro verso alcune cose lo sono dalla nascità, ma è un altro discorso), disamorato della vita, lo sono ora, quasi dieci anni più tardi. E inizio anche a capire quelli che dicono che "Nessuno li capisce", perchè in effetti è vero, nessuno è mai entrato nella loro vita immedesimandosi nel personaggio. Si limitano a dire "Io alla tua età...", ma non significa un tubo. Perchè è chiaro che avere 15 anni nel 2010 non è come averli nel 1980, è lampante, oggi tutti hanno dei bisogni diversi, dovuti ad una vita quotidiana che si è modificata. E anche la mia vita quotidiana è cambiata, radicalmente, rispetto a otto anni fa e rispetto ai 23 anni di chi mi sta intorno (tolti, forse, ma non tutti, anzi certi miei coetanei sono la brutta copia dei miei parenti, i 23enni e simili).

Per cui, posso dire, con un ritardo di otto anni degno della peggiore democrazia dell'Unione Europea, che....

martedì 2 novembre 2010

Zombie fra gli zombies


Ogni volta mi dico: "Non devo far passare una settimana fra un post e l'altro". A che pro poi? Tanto più che lo leggono sempre i soliti tre stronzi (ciao!!!) e potrei raccontare delle robe su certa gente tanto non lo verrebbe a sapere nessuno, ma non lo faccio perchè poi ci patisco.


Sono di buon umore ovviamente. Stamattina mi sono svegliato alle undici e ci ho messo quattro ore per scrivere quattro articoli. Mi ero promesso che non avrei scritto nulla della mia vita quotidiana, ma, ahimè, è l'unica cosa che faccio in questo periodo. Donne? Nah. Uscite? Figuriamoci, sotto le feste poi (da quando Halloween è ufficiosamente una festa? Forse ero alle medie, quindi facciamo una decina di anni)...


Comunque oggi sono stato tutto il giorno in pigiama e questo ha influito non poco sul mio umore (oltre che sul mio odore, che ho provveduto ad imbottigliare per rendervi partecipi della cosa qualora stiate leggendo). Bello passare da cadavere il giorno dedicato ai morti (o ai santi? o ai morti viventi? Non mi ricordo. Comunque per essere santi bisogna essere morti quindi direi che le cose possono coesistere).


Cosa mi ha portato ad essere una specie di cadavere ambulante? In fondo non me la passo così male. Faccio quello che ho sempre sognato sin da piccolo, lo faccio bene e penso seriamente di poterne ricavare qualcosa. Eppure passo il 1° novembre a casa con il desiderio di fare qualche scherzo alla Linea Suicidi e vedere cosa succede. Magari vengono a prendermi sul serio e dico "Ma no, stavo scherzando". Troppo tardi. Quindi devo scrivere un articolo sul giornale locale di me che tento il suicidio, altrimenti vengo denunciato per procurato allarme. Però alla fine non l'ho fatto, per cui la cosa si è persa nel nulla. No, non sto meditando il suicidio, lo ripeto ancora, è che mi annoio e devo trovare un obiettivo facile per passare il tempo. Un pò come quelli che derubavano le vecchiette e dicevano "Eh ma ci annoiavamo!". Un pò come gli Zero Assoluto. "Eh ci annoiavamo". Tran! Giù un singolo schifoso trasmesso dalle radio commerciali. Veramente una merda. E io devo passare il 1° novembre come una persona decente per questo? Il giorno dedicato ai morti/santi in pigiama solo perchè tutti sono a casa. Mi sarebbe piaciuto, invece, fare qualcosa di costruttivo, magari proprio da poter dedicare a qualcuno che non c'è più, invece no, pigiamino, Torino-Ascoli in pay-per-view (a proposito, la radio di Ascoli ha detto che erano a posto, ma ho sentito il loro cronista e fa veramente pena, potevano chiamare me) ed i commercianti di lumini che guadagnano un fottio di soldi.


Mi sa tanto che sto solo cercando un alibi per il fatto di essere stato poco utile alla causa (quale causa? Enrico, ecco la causa per cui dovrei lottare!) oggi. Un pò come quelli che ogni cinque anni (o due in caso di elezioni anticipate), di domenica, non hanno voglia di uscire e dicono "Tanto rubano tutti!"

lunedì 25 ottobre 2010

Hai mai pensato di essere fucked up?

Attenzione, post ai minimi storici di autostima. Contiene accenni sessisti, politicamente scorretti ed incitamenti al fallimento.

Il problema grosso è che quando prendo in mano un libro e sfoglio le prime 20 pagine mi vengono dei complessi interiori. Al tempo di "Jack Frusciante" avevo finito il libro con la ferma convinzione che avrei fatto un anno all'estero perdendomi molte cose nella mia madrepatria (sull'anno all'estero, alla lunga, avevo ragione, sul "perdere" ho i miei dubbi) e che ovviamente avrei conosciuto la donna della mia vita mezz'ora prima di partire sull'aereo.

Un'altra sberla pesante fu "Max e Helen", che mi portò a temere (ma abbiate pietà, avevo 13 anni) che in caso di genocidio mi sarebbe toccato vagare per l'Europa, essere internato prima in un campo tedesco e poi in uno sovietico e poi la donna della mia vita (quella conosciuta mezz'ora prima di salire sull'aereo, per intenderci) l'avrei rivista dopo 20 anni.

Di recente ho scoperto l'utilizzo dell'ordine online per l'Internet Book Store e quindi ogni tanto ordino alla genitrice di attendere l'arrivo del postino con un plico indirizzato a me. I complessi ovviamente sfiorano l'irreale.

Ieri sera leggo la frase "Si può pensare di essere finiti a 26 anni?". A me va di buono che 26 anni non li ho ancora, ma talvolta leggo nelle imperscrutabili azioni della giornata un minimo comun denominatore: la sfiga e la trasparenza. Sono quello che a volte per attirare l'attenzione una persona distante mezzo metro ci impiega dieci minuti, sono il primo a cui un dirigente sportivo in giornata negativa risponde male. Nel privato, sono quello a cui cade un'intera confezione di cereali per terra dopo un assurda presa dalla credenza. Se non credete, "venite venite quaggiù". Sono cose che mi capitano sistematicamente ogni tot.

Per non crollare psicologicamente bisogna avere armi a doppio taglio, ad esempio una mente geniale e contorta con la quale vendicarsi, ma non è abbastanza. Bisogna avere soldi nel portafoglio, che rendono una persona tendenzialmente più felice, più disposta ad affrontare il mondo con piglio ottimistico e anche in grado di sobbarcarsi qualche responsabilità economica, ma di soldi non ce ne sono e visti i tempi continueranno a non esserci. Cosa potrebbe aiutarmi? Un lavoro, ma fare quello che mi piace è difficile, ci vogliono conoscenze e amicizie (a volte parentele) importanti, e in realtà so fare poco altro. E in genere quando mi propongono qualcosa o mi rifiuto di fare tale lavoro (agente assicuratore???? Bleah!!!) oppure rifiutano loro (commesso, cameriere ecc.) perchè tanto sanno che al primo colpo di fortuna alzo i tacchi. Una donna? Si, ma purtroppo credo di aver ereditato l'aspetto fisico di Lino Banfi (aspettate un paio di anni e vedrete che fine fanno i miei capelli) e la profondità del cane dei Griffin, che non è affatto stupido, ma tende a bere troppo e quando non beve è comunque iper-eccitato.

Cosa ancora più catastrofica, se ci pensi a mente fredda, è la seguente: senza studio non si lavora, ma con lo studio si può fare solo certi tipi di lavori (non venitemi a dire che un laureato può fare l'operaio, perchè dopo due giorni lui ha voglia di suicidarsi e l'azienda di licenziarlo), senza lavoro non si può comprare nulla per cui i vestiti rimangono gli stessi, non si può uscire la sera, non si conoscono persone, niente donne perchè costa molto portarle fuori a cena (dannazione, non erano per la parità dei sessi?) e non ci si può permettere nessun regalo neanche per il compleanno, "anzi per le candeline facciamo metà, sono 3,82 amore, mi devi 1,91€".

venerdì 22 ottobre 2010

TAM&SWTBMT Animali molto stupidi

Seconda puntata della rubrica "Tales about me and my strange way to brush my teeth" dedicata ad un racconto già proposto su Facebook. Per gli amanti degli animali.

Nella storia tre animali si sono distinti per la loro ottusità che li ha pian piano portati all'estinzione prematura.

Il primo di tutti era il Grancio, un piccolo mollusco così chiamato dagli scienziati moderni (è vissuto nel Cretaceo) perchè aveva le fattezze di un granchio, ma con la testa molto tondeggiante, simile ad un arancio, che peraltro era il colore di questo piccolo essere.

Il Grancio viveva in media 3-4 anni ed è stato proprio questo il periodo in cui è riuscito a sopravvivere. I primi esemplari, nati da una serie di incroci, sono subito morti e gli altri hanno fatto la stessa fine.

Era uno degli animali con i limiti di apprendimento più bassi. Non sapeva procacciarsi il cibo, era vittima di qualsiasi altro predatore, anche quelli molto più piccoli. Gli animali vegetariani, non potendolo mangiare, lo prendevano in giro. Aveva comunque una forte coscienza di sè per cui molti si sentirono offesi e si suicidarono gettandosi tra le fauci del Pesce Napoleone, uno degli animali più arroganti mai esistiti.

Non era nemmeno in grado di accoppiarsi, si narra che due granci riuscirono a farlo (oltretutto erano ermafroditi, ma non ne capivano molto bene il significato) e al momento della schiusura delle uova scapparono per la paura, così il piccolo Grancio venne lasciato lì a morire.

Un altro animale molto stupido era il Porscione Reale, vissuto sulla Terra tra il 1730 e il 1735. Era un curiosissimo animale con quattro zampe, del pelo, la coda e faceva "Bau". Del tutto simile a un cane, si differenziava per il fatto di essere stato introdotto sulla Terra dagli alieni, convinti che in realtà i cani fossero la specie dominante nella quale inserirsi per poi dominare il mondo.

I cani stessi erano convinti che si trattasse di cani veri, ma dopo un pò si accorsero che erano completamente immobili, stavano fermi. Dentro c'erano dei circuiti elettrici che ovviamente non erano stati inventati dagli umani, per cui quando due pastori sardi ne "uccisero" uno per mangiarselo notarono che dentro c'era della roba mai vista e si spaventarono un pò. Passarono col mangiare altre forme di vita.Il motivo della loro totale immobilità era che gli alieni si erano dimenticati le pile sul pianeta e abitando a 8mila anni luce di distanza ci avrebbero messo troppo a prenderle. Provarono a mandare un Porscione Reale al Supermercato (che non esisteva), ma questo stette immobile per 10 anni. Gli alieni se ne andarono dalla Terra convinti che fosse un pianeta completamente inutile da conquistare. I Porscioni pian piano si biodegradarono.

L'ultimo animale molto stupido era il Cerchiattolo , un animale piccolissimo, microscopico. Così piccolo che neppure si vedevano tra di loro per cui quando ne incontravano uno in giro non sapevano che era della loro stessa specie. A dire il vero non era un animale per niente stupido anzi, alcuni di loro riuscirono a formare delle comunità e realizzarono delle scoperte scientifiche che gli umani mai riusciranno a fare, erano in grado di tramutare in energia qualsiasi cosa, il problema era che erano grossi più o meno come un atomo per cui nessuno se ne rese mai conto. La loro stupidità è data dal fatto che erano animali molto suscettibili, per cui quando incontrarono un cucciolo di formica (grosso anche lui più o meno come un atomo, ma destinato a crescere) gli dissero di raccontare tutto alle formiche, però il cucciolo di formica era anche un gran bastardone per cui non solo non glielo disse, ma spiegò alle formiche che i Cerchiattoli lo avevano preso in giro. Le formiche non potevano prendersela con loro perchè non li vedevano, ma questo anonimato li portò a prendere la via dell'alcool e morire in breve tempo.

lunedì 18 ottobre 2010

TAM&MSWTBMT Il mondo con venti minuti di ritardo

Apro oggi la rubrica "Tales about me and my strange way to brush my teeth"

Fondamentalmente ci sono tre modi per allungare tantissimo l’ora. Conoscevo un tipo che all’apparenza era molto lento. In realtà detestava avere dei periodi vuoti e di conseguenza faceva tutto in modo da poter godere di, massimo, dieci minuti di relax prima dell’impegno successivo.

Era una specie di moviola umana, il problema è che nei week-end non accade moltissimo e così se gli chiedevano di portare fuori il cane usciva alle nove del mattino, faceva un giro dell’isolato e poi rincasava alle otto di sera per cenare. Questo tipo di comportamento è difficile da tenere quando nel bel mezzo della consueta azione al “ralenti” accade un inconveniente. Un giorno stavamo andando in macchina a Milano. In autostrada ai 40 all’ora, perché tanto avevamo ancora tre ore prima dell’appuntamento con l’urologo. Abbiamo forato e gli ho chiesto di riparare la ruota e si è irrigidito un po’. Non era più abituato a fare le cose con la normale velocità umana, quindi abbiamo speso 300 Euri per far arrivare il carro attrezzi ed essere a Milano in tempo per analizzare la mia uretra infiammata. Non poteva più compiere nessun tipo di lavoro, tranne il regista della moviola al Processo di Biscardi, sfortunatamente colui che esercita alla popolare trasmissione ha ancora sei anni di marchette prima di andare in pensione. Fino a quel giorno il mio amico sarà disoccupato e il suo handicap non rientra in nessun modo fra quelli previsti per l’invalidità.

Il secondo modo me l’ha insegnato un controllore di Trenitalia. Consiste nell’inventare random un guasto al locomotore/suicida sui binari/sventura a caso e al contempo manomettere gli orari di arrivo nelle stazioni di riferimento. Di conseguenza se dovete fare il tratto Pavia-Milano sapete che partite alle 13 e arrivate alle 16, tuttavia nel bel mezzo un rinoceronte scappato da uno zoo carica il vagone ristorante e quindi rimanete fermi un’ora e mezza a tergiversare. Arrivate comunque alle 15.50 e tutti applaudono per i dieci minuti di anticipo. Questo signore per un po’ è stato Ministro dei Trasporti (non in Italia, lo avevano preso in prestito in un paese dell’ex Urss) però poi la strategia si è rivelata un fiasco perché la Transiberiana ci impiega una settimana normalmente, ma con questo nuovo concetto di trasporto pubblico il suo viaggio è variato passando a 4-6 mesi senza complicazioni.

L’ultimo modo l’ho inventato io, ma prima di parlarne lo brevetto perché secondo me è geniale. Vi dico solo due cose, che potrebbero già essere troppo rivelatrici: Jenna Jameson e un orologio Swatch tatuato sul perizoma.

domenica 10 ottobre 2010

Per il rotto della cuffia

Perchè se devo fare qualcosa, lo faccio al minimo, o all'ultimo, per il rotto della cuffia. E non senza sforzo. L'esempio più grande è stato quando sono andato in Svezia: avevo soldi a malapena per sopravvivere e sebbene mi sforzassi di non farne uscire (e la vita costasse veramente poco), sono arrivato all'ultimo giorno con 20 euro. Alle superiori per due volte mi hanno promosso all'ultimo giorno dell'ultimo scrutinio, con quattro debiti. Ho passato l'ultimo esame prima della laurea a due giorni dal limite umano possibile. Ho preso migliaia di treni ed autobus correndoci letteralmente dentro. Ho trovato la maggior parte delle mie donne quando ormai ero sul punto di non ritorno. Oggi idem. Tra mangiate, treni in ritardo presi ancora più in ritardo, preghiere al controllore delle ferrovie Le Nord, gol al 90' ecc.
Credo sia una capacità insita nel mio io, che mi permette di svaccare completamente eppure di farla franca, ma che al contempo mi costringe a fare i salti mortali per un risultato minimo, o per una soddisfazione da ultimo minuto. E sarà così per sempre credo, sono fattori che non puoi modificare.
Troverò la donna della mia vita ad un passo dalla data naturale di scadenza, avrò un figlio all'ultima chiavata, farò il lavoro dei miei sogni solo per una settimana perchè poi andrò in pensione. Il Genoa vincerà lo scudetto un quarto d'ora prima della mia morte.

martedì 5 ottobre 2010

Capire che non sei più un adolescente quando togli gli Sham 69 dalla playlist

Questa sera sono riuscito a fare una cosa che non credevo più possibile. Da quasi due anni mi ero ormai rassegnato a non poter più rinnovare la playlist del mio lettore Mp3, che siccome sono molto povero è il mio telefonino Nokia N70. Il motivo erano i miei driver e una porta USB poco reattiva alle buone parole. Sono passato col prenderla per sfinimento.
Ci sono riuscito, così come sono riuscito a scaricare quasi 60 canzoni contemporaneamente. Il computer, nonostante ben quattro anni di onorato servizio, mi ha stupito di nuovo e l'ho abbracciato come si fa con un compagno di squadra dopo il gol.
Nei due anni intercorsi fra quella playlist e quella attuale c'è la Svezia, una serie di relazioni decisamente autopunitive, qualche concerto qua e là, cinque o sei lavori diversi, una laurea e sicuramente tante altre cose che adesso non riesco a pensare perchè sono stanco.
E' così che mi sono accorto che dopo due anni gli Sham 69 non mi piacciono più, che i Creedence e i Pink Floyd quando passano sul lettore li mando avanti (non è che non mi piacciono, ma li ascolto da quando ho 16 anni...capirete bene anche voi), che i Clash invece mi prendono ancora bene. Adesso c'è più roba italiana, un pò di new-wave e anche qualcosina di elettronico, ma molto raffinato. Su tutti gli Offlaga Disco Pax (che ho conosciuto e apprezzato definitivamente in Svezia, quando ormai credevo di essermi giocato le mie possibilità musicali in formato digitale) ai quali ho dedicato la mia tesi di laurea.
Ho tolto di mezzo, insomma, molto materiale adolescenziale e post. Via quasi tutti i pezzi dei Blink nonostante li abbia visti poche settimane fa dal vivo, ho aggiunto qualcosa dei Radiohead. Poche voci femminili, credo giusto i Cranberries, Janis Joplin e i Jefferson Airplane.
Forse sto raggiungendo l'età in cui si manda definitivamente in pensione il quindicenne rockettaro chiuso al mondo come un cardinale del XIX secolo e forse anche il ventenne punk finto disadattato. Non sono mai stato indie (anche se li, e soprattutto le, ho frequentati/e), ma ho un debole per i Baustelle. Ero, forse, più simpatico e meno musone, ma per quello forse sono ancora in tempo.

domenica 3 ottobre 2010

Fossi in te, avrei paura. Di me. (If I were Tinto Brass)

Non lo sapevate? Ah no, non potete. Non credo di averlo ancora detto a chiare lettere. Sono pazzo. E non come dicono quelle ragazzine affascinate dalle "k" e dall'assorbente esterno, tipo "sOnO pAzZa e Tt lE MiE amik€ dikn k fcc ck 53bps e code fino a Roncobilaccio". No. Io parlo da solo. In più lingue. Praticamente ho sto viziaccio di allenarmi perchè, un giorno, non si sa mai, magari mi chiama il Liverpool ad allenare. Che alla fine non era una cosa scema, Benitez parla benissimo l'italiano perchè sognava che un giorno lo avrebbe chiamato l'Inter e allora si è messo lì a studiare.
Io sogno il Liverpool. O il Kiruna o qualche altra squadra scandinava. E allora sto lì a parlare altre lingue mentre qualcuno che è nell'altra stanza magari pensa che sono al telefono e sto spendendo un capitale.
- Tåget är försenat med 40 minuter ("Il treno ha quaranta minuti di ritardo" in stazione a Novi Ligure. E il treno non andava a Stoccolma, credo che Trenitalia abbia abolito quella tratta).
Un giorno l'ho fatto in treno, leggevo un libro in italiano e mi ritrovavo a muovere le labbra doppiandolo in inglese. Alla fine c'era un dialogo o qualcosa del genere e devo aver detto ad alta voce una domanda. La turista davanti a me ha risposto. Io ho cambiato vagone e mi sono messo a fianco di una pensionata che parlava in dialetto.(in realtà è stata molto meno epica. Ho detto una cosa del libro ad alta voce, la tizia mi ha guardato male perchè era inglese o forse americana e pensava che la prendessi in giro, per fortuna è scesa presto, quindi niente vecchietta).

mercoledì 29 settembre 2010

Vallo a dire...

Ultimamente va di moda inserire, negli annunci di lavoro (per me lavoro è qualcosa che tu fai, una specie di servizio per qualcuno, tipo scrivere articoli, vendere frutta e verdura, insegnare grammatica latina o fare i pompini) richieste di prestazioni in cui si conclude che la collaborazione non è retribuita.
Orca miseria, ma allora qui c'è un problema con la lingua italiana. Se io volevo fare del volontariato andavo alla Croce Rossa, o visitavo un sito a caso sul volontariato dove potevo trovare i vostri annunci, magari senza la dicitura "la collaborazione non è retribuita" perchè almeno già lo so.
E non mi venite a dire che comunque siete una testata importante, che fornite visibilità eccetera perchè non comparite nemmeno su Google News, dove è già tanto se non ci finisce pure questo blog.
E poi voglio dire, prova te ad andare da un fruttivendolo e dirgli "Le banane sono buonissime, si vede che sei un esperto, ma non te le pago. Però stai tranquillo che vado a dire in giro che la tua frutta è la migliore". Il giorno dopo cammini a quattro zampe.
Vallo a dire a una mignotta che i suoi pompini sono i migliori della statale, che non la paghi, ma che scriverai il suo cellulare sui cessi della Torino-Piacenza.
Lavoro è quando fai, diciamo, un tot di ore di lavoro e vengono retribuite il giusto. Per me scrivere 1000 articoli per 500 euro è una truffa, perchè al giornale con cui collaboro mi danno anche 5 euro per un pezzo, sfortunatamente è un settimanale e quindi negli altri sei giorni della settimana devo trovare altro. Sfortunatamente viviamo in un paese dove se qualcuno ti chiede di fare qualcosa lo devi solo ringraziare senza chiederti quanto ti daranno o che stronzate vorranno farti scrivere, l'alternativa è lamentarsi in privato. Gratis per gratis, almeno faccio quello che voglio.

domenica 26 settembre 2010

Avete mai pianto per una partita di Eccellenza?

Una settimana a infilare la testa fra le api mi fa riapprezzare perfino il lavoro al bar. Figuriamoci entrare al "Moccagatta" con 2000 persone che ululano per un gol di Marco Martini.
E' una passione di lunga data, nata nell'agosto 1995 quando per la prima volta varcai il cancello di uno stadio: Juventus-Sporting Lisbona 0-1, amichevole. Nulla più rimase come era prima.
Ho covato il desiderio quasi sessuale di commentare una finale di coppa del mondo (e tutt'ora lo covo, visto che la Novese non riesce mai a qualificarsi per i mondiali, chissà poi perchè), ho pianto per un gol di Gerini al Corsico, ho litigato con degli allenatori, ne ho intervistati altri (per la cronaca, oggi è toccato a Gigi Simoni, ex Inter), ho portato la mia ex morosa allo stadio un milione di volte guadagnandomi il suo odio perpetuo. Vi so dire con precisione certosina cosa facevo e dove mi trovavo in occasione delle ultime quindici stagioni calcistiche.
Per gli snob che immaginano il calcio come un passatempo preso troppo sul serio, chiedo umilmente di leggervi qualcosa di Nick Hornby. Capirete perchè il calcio influisce così tanto sulla nostra psiche, quasi come se fosse una passione che ci hanno appioppato e che non abbiamo scelto coscientemente.
Credo che i quattro scudetti vinti dalla Juve nei miei cinque anni di superiori (notoriamente quasi privi di sesso) abbiano attenuato ogni istinto omicida e suicida. Mi ricordo che il primo appuntamento con una ragazza l'ho avuto il giorno della finale di Coppa Carnevale di Viareggio Juventus-Empoli (3-3, ripetizione 3-0). Farò battezzare mio figlio da Paolo Montero. La colonna sonora sarà "All I want for Christmas is a Dukla Prague away kit" degli Half Man Half Biscuit.

venerdì 24 settembre 2010

La mia vita a un centesimo al grappolo

Per diventare grandi è probabile che uno dei passaggi fondamentali della vita sia mettere la testa dentro una cassetta per le api. Lo so perchè l'ho fatto oggi, ovviamente non di mia spontanea volontà. Sono le quotidianità che si ripetono se lavori ad una vite nel mese di settembre, presso un agricoltore che oltre al vino produce pure miele. Chi è allergico alle api, come il sottoscritto, starà rabbrividendo.
A colpi di 50 euro al giorno, divisi per otto ore (6,25), divisi per 60 minuti (10 cents), divisi per 10 grappoli al minuto (1 cent). Un centesimo ogni grappolo che raccolgo e butto nella cesta.
Un centesimo per un pò di sana vita all'aria aperta.
Vi ho mai detto che mi trovo malissimo in campagna, che ho il terrore degli insetti e che detesto prendere in mano qualcosa che pesi più di un chilo?
(postilla, non ho mai capito perchè nelle foto i vendemmianti hanno tutti il sorriso. io ancora un pò piangevo)
Non sto dicendo, visto che in molti l'hanno interpretata così, che sono bello, forte e simpatico e quindi i soldi me li devono regalare, per carità, però ognuno di quei grappoli gettati li dentro è stata una piccola pugnalata alle mie ambizioni. Da lunedì torno a fare il disoccupato, la fantasia per passare il tempo non mi manca.

giovedì 16 settembre 2010

Ho sentito dire

Sono ancora giovane. Mi piacerebbe poter dire sono ancora giovane e piacente, ma questa sarebbe solo una mezza verità e lasciamo che sia la giuria de la Pupa e il Secchione a valutare.
Dicevo, sono ancora giovane, ma mi stupisco delle tante cose che ho fatto.
Fare tante cose (ho iniziato presto a fare molte cose, spesso a tempo) implica, dopo un pò, conoscerle abbastanza bene. Ho fatto l'arbitro, poi il giornalista sportivo, poi l'addetto stampa. Penso di conoscere molto bene il mondo del calcio dilettantistico e giovanile. Magari ho ancora molto da sapere, ma allora diciamo che sono a un buon punto.
Il giornalista (non solo sportivo) lo faccio da cinque anni (per lo stato solo due, visto che dal 2008 ogni anno rinnovo il mio abbonamento all'associazione scribacchini falliti, a proposito quando la aboliamo?) e sono convinto di conoscere trucchi e segreti del mestiere. Magari ho ancora molto da sapere, allora diciamo che sono a un buon punto. Questo ovviamente non importa al grande complotto mondiale che fa si che io non debba avere una pensione (ma non conto di vivere così a lungo) (a proposito, l'ultima frase era piuttosto ironica, molti dicono che soffro di manie di persecuzione).
Quindi credo di aver conosciuto bene anche l'ambiente in cui ho lavorato per cinque anni, superando due cambiamenti gestionali e talvolta occupandomi di svariati argomenti, molto lontani dalla mia naturale predisposizione per palle, mazze, racchette, falli (si parla sempre di sport eh?). Evidentemente però l'opinione più importante rimane sempre quella del sentito dire.
Il sentito dire piace molto perchè fa parte di quelle certezze che mantengono saldi i pilastri della vita umana (si contano, fra i sentito dire più clamorosi, il fatto che molti politici abbiano una condotta non consona al loro ruolo, il fatto che il calcio sia uno sport particolarmente corrotto e che Maurizio Costanzo sia un giornalista) e chiaramente l'opinione di un "sentito dire" viaggia a quote molto più elevate di chi certe esperienze le ha vissute in prima persona per anni, tanto da sapere a memoria dove si trova la macchinetta del caffè, cos'è stato pubblicato nel marzo 2006 o da dove arrivano i soldi che guadagna. Per le tante cose che ho sentito dire, mi manca solo qualcosa riguardo alla macchinetta del caffè. Ma sono solo cose sentire dire.

lunedì 13 settembre 2010

Chi vuole far l'astronauta e chi invece...

C'è da dire che anche quando ero piccolo non mi mancava la fantasia. Giocavo a calcio in una squadra che adesso non esiste più, in un paese vicino al mio. Era la squadra più debole del campionato Pulcini.
La prima partita l'abbiamo giocata contro una formazione del capoluogo (vedi un paio di post indietro cosa penso del mio capoluogo di provincia) e l'abbiamo persa 22 a qualcosa. Almeno un gol lo avevamo segnato esultando come se avessimo vinto un mondiale.

In quella squadra, che perdeva contro chiunque, ero il panchinaro fisso. Il più scarpone fra gli scarponi. Ho segnato circa una decina di gol nella mia carriera (durata dal 1995 al 1999) di attaccante, e pensate che fino ai Giovanissimi non si applica la regola del fuorigioco, per cui ero continuamente di fronte al portiere nella speranza che qualcuno mi lanciasse la palla.

Ero in coppia d'attacco con uno che oggi gioca in Serie D.

Quando non ero a fare il palo della luce nell'area avversaria, il mister di turno mi teneva in panchina assieme al portiere di riserva (questo veramente forte, purtroppo l'altro portiere era il figlio di un dirigente). Io e questo mio amico ci annoiavamo e così un giorno ho iniziato a commentare come un telecronista e mi sono divertito tantissimo.

Arrivato a casa ho aperto un quaderno e mi sono inventato un campionato con coppe europee, mondiali e Mitropa Cup. Ricordo distintamente di aver fatto vincere alla Reggina la Coppa Uefa in una finale a Torino contro non mi ricordo chi.

Oggi, per dire, ero a La Spezia. C'era una partita di Serie C1 (che adesso si chiama Lega Pro Prima Divisione, ma come nome fa veramente cagare, ci tengo a farlo sapere ai vertici del calcio mondiale). E là in cima mi sono sentito come dieci anni fa quando commentavo le nostre sconfitte epiche e le poche vittorie sudate.

venerdì 10 settembre 2010

La miniatura di me stesso

(Range Life dei Pavement in sottofondo)
- Oh!
- Si?
- Enrico!
- Si, chi è?
- Sono io...
- Ma chi?
- Il tuo buonsenso
- Tu?
- Si, io
- Credevo fossi morto, come stai?
- Bene bene, scusa se non ci siamo più visti però...
- Ma è una vita che non ci vediamo, scusa ma da quando..
- ...in autogrill, sulla Torino-Piacenza, nel 2004
- Si, mi pare di si
- Sei andato in bagno e mentre uscivi ti sei dimenticato di me
- Non potevi seguirmi?
- Non ho le gambe!
- E perchè?
- Le hai vendute in cambio del Subbuteo a Natale '96
- Vero, vero. Mi spiace. Beh, come te la passi?
- Oh, magnifico. Magnifico. Ho una ragazza!
- Ma davvero? Sono contentissimo!
- Si, si
- E chi è?
- Ehm..
- Uh?
- Ah!
- Cosa?
- No era un diversivo per prendere tempo
- Allora! Guarda che chiamo quel bullo che da piccoli ci picchiava entrambi
- No no no
- Allora, chi è la sciamannata
- E' il buonsenso di quell'oca a cui sei andato dietro per mesi senza dire nulla
- Come puoi fidanzarti con un buonsenso?
- Lei l'aveva lasciato in un camerino all'Outlet
- E ora?
- Se vuoi possiamo ricongiungerci
- Come?
- Tirati giù i pantaloni
- (Piagnucola)
- Avanti
- Ok, ma fai piano
- Sarò dolcissimo

giovedì 9 settembre 2010

Twit this

Dieci minuti fa mi sono iscritto a Twitter. Sono stati i dieci minuti più noiosi della mia esistenza. Tutti a dire "Twitter qui, Twitter la". Sono entrato: posso scrivere messaggi di 160 (anzi a me dice 140, perchè? Poi a me, che se scrivo un messaggio come minimo mi partono sei sms per la lunghezza eccessiva) caratteri, posso vedere i messaggi di Giorgio Chiellini (si, lo so anche io che la Juve ha vinto con lo Sturm Graz e che ti ha convocato Prandelli in nazionale), posso leggere i commenti del mio batterista che tra l'altro ho amico anche su Facebook e scrive esattamente le stesse cose. Non riesco a contattare gli amici di Msn, tra l'altro la gente si riconosce per nickname e non per nome e cognome.

"Ma è meglio di Facebook perchè mancano i Bimbiminkia". Nessuno ti obbliga a tenerteli amici su Fb. E' bello perchè la gente che ti vuole convincere te lo fa passare come una roba ipermoderna mentre in realtà è la bacheca di Facebook con il 10% degli effettivi. Nessun'altra funzione conosciuta. Si parla di microblogging: a me il blog piace perchè è panciuto e ci scrivo dentro la merda che produco, scusate il francesismo. Preferire il microblogging al resto è come la donna che preferisce il microdotato.

Comunque volevo sfogarmi inizialmente sul mio cognome, perchè quando mi dovevo iscrivere a Twitter il formulario me l'ha chiesto, ma ne parlerò un'altra volta perchè sono già soddisfatto per la foto meravigliosa che correda questo post.

lunedì 6 settembre 2010

Me, myself and I. Quanto ti amo.

Sebbene i miei livelli medi di autostima siano mediamente inferiori al tasso di natalità in occidente, da qualche tempo a questa parte sono giunto alla inattesa e insperata conclusione che il migliore amico che io posso avere sono io stesso!
Questa è senza dubbio una grossissima novità perchè storicamente facevo parte della combriccola disperata del "Mi odio, non mi faccio capire da nessuno". Credo di aver superato anche la seconda fase che è quella "Vi odio, non mi capite". Sto per raggiungere l'edonismo sfrenato e non mi dispiace dire "Si, mi apprezzo molto, sono la persona con cui sto meglio".

Fermo restando che da anni ormai vado in vacanza da solo (e mi trovo benissimo, volete mettere poter andare dove cazzo mi pare e fare cose che il resto del mondo detesta?), non ho donne nè legami particolari (e qui forse il signor Cupido si è dimenticato che ogni anno pago la mia tessera annuale al club degli "Ok si sto bene, però se me ne mandi giù una normale, ogni tanto, sono più contento") e mal sopporto la presenza di più di due persone in un metro quadro, ho realizzato che dovrei fidanzarmi da solo. Per il sesso direi che non c'è problema, da decenni sono il mio scopamico preferito e non ci siamo mai lamentati. Poi ai miei amici reali (quelli che oltre Fb vedo fisicamente) non interessa il calcio, nè il lavoro che faccio, per cui sono abituato ad andare allo stadio da solo e commentarmi mentalmente "Bel cross!" "Hai ragione". Insomma, se non mi fidanzo da solo è solo perchè lo "Stato sentimentale" di Facebook non lo permette. Altrimenti avrei chiesto addirittura il Pacs francese e tanti saluti. Comunione dei beni e figli in provetta.

martedì 31 agosto 2010

Mi vendo all'Ikea (o su eBay)

Una cosa molto poco sensata è che quando avevo 15 anni me ne stavo in casa a leggere i giornali, informarmi sui più recenti fatti di attualità e discuterne sui forum, mentre il resto del mondo limonava felice e spensierato. A chi questionava, rispondevo che tanto uscire non avrebbe risolto le cose.

Quasi dieci anni dopo lavoro per alcuni giornali e radio, tuttavia il grosso del mio stipendio arriva ancora dal bar e spesso non basta. Le giornate le passo a non informarmi sui più recenti fatti di attualità, senza discutere quindi su alcun forum, cosa che invece avrei titolo di fare per rimanere al passo coi tempi almeno come scriba. Quello che mi consola è che dopo un pò il mondo si dimentica di limonare ed inizia a fare tutto quello che combinavo io ai tempi. Per poi limonare nel week-end, dopo essere passati dal mio bar a farsi due cocktail.

Per il resto sono sempre in casa e la vita sociale di un comodino è più movimentata della mia. Poi leggo per sbaglio che una ragazza viene pagata 80 euro per far finta di convertirsi all'Islam. Domani mi metto in vendita su eBay, fare il rabbino è sempre stato un pò il mio sogno (come avrebbe detto Ibrahimovic se fosse stato acquistato dal Maccabi Tel Aviv).

venerdì 27 agosto 2010

Secessionismo locale

Da anni il mio rapporto con il capoluogo di provincia è abbastanza travagliato. Una specie di relazione odio/amore in cui giuro che non tornerò mai più, ma il giorno dopo sono di nuovo lì che cerco un parcheggio, ovviamente a pagamento perchè nel mio capoluogo di provincia non esistono parcheggi gratis a meno di 2 km dal centro.

La dice lunga il fatto che la squadra del capoluogo, che pure mi sta simpatica, ha la maglia grigia. Chissà di cosa sto parlando...

Città brutta. Squadrata, caldissima d'estate e spenta come un cimitero d'inverno. Architettonicamente è l'emblema di cosa sarebbe stata l'Italia se i fascisti fossero rimasti al potere. Un inno alla prospettiva geometrica. Quando uscite e prendete la statale che vi riporta a casa, avrete per circa un quarto d'ora l'impressione di essere stati in un'altra dimensione.

Le mie prime frequentazioni nel capoluogo sono legate alla tenera età. Giocavo in una sfortunata compagine di provincia che subiva vagonate di gol ad ogni campionato. Andare a giocare lì, significava prenderle di santa ragione. Tranne una volta che abbiamo vinto 6-1 ed ho pure fatto gol.

Crescendo, acquisivo mano a mano la consapevolezza che avrei dovuto studiare lì, sebbene sia un polo universitario decentrato e a mio avviso privo di particolari stimoli di carriera. Talmente privo di stimoli che ho preferito viaggiare per 80 chilometri in più ogni giorno piuttosto che dover andare lì.

Un giorno una morosa mi ha lasciato mentre lei era nel capoluogo. Un'altra volta sono stato mollato via sms mentre ero lì. Una volta sono andato allo stadio e ho iniziato una colluttazione verbale con una poliziotta, interrotta solo da una carica degli ultras del Genoa. Quasi arrestato.

L'altro ieri ero con un mio amico fidato ed ho preso una multa in parcheggio. Ieri mi sono perso e ho vagato per ore fra i campi. Quando sono uscito c'era un cartello con scritto Владивосток.

Aggiungi una sorta di retaggio culturale che lega il mio paesello ad una provincia molto più vicina ed attraente, un pò per ragioni dialettali, un pò per la vicinanza col mare.

In giro dicono che noi di questa zona siamo un misto fra piemontesi e liguri. In effetti non hanno tutti i torti: di entrambi i popoli, abbiamo preso i difetti peggiori.

mercoledì 25 agosto 2010

V per Vendemmia

In poco più di ventiquattr'ore il mercato del lavoro mi ha confermato ancora una volta chi è l'Africa d'Europa (senza offesa per gli africani)

Ieri alle 9.00 in punto un giovine di una società multinazionale scandinava mi ha contattato via Skype per un colloquio via webcam. Per colloquio si intenda colloquio di lavoro, non ho dovuto mostrare alcuna parte intima e non credo che verrò chiamato a farlo.

Vengo interrogato su alcune funzionalità di un computer e una volta accertato che so come funziona e sono in grado di spiegare cosa non va ad un cliente medio italico, il giovine mi congeda dicendomi che presto avremo un nuovo colloquio con altri colleghi. L'azienda è a Lund, città nel sud della Svezia. Lo stipendio medio svedese non va quasi mai sotto i 9 euro all'ora. Meno di quello, ci sono solo gli studenti del liceo che fanno gli stage.
Alle 15 mi dirigo verso un'azienda vitivinicola della mia zona, estremamente ricca di vini pregiati. Spesso luogo di destinazione di migliaia di profughi dell'est Europa. Mi vengono proposti venti giorni di vendemmia per cinque euro all'ora.

Oggi pomeriggio però arriva un'offerta migliore. Altra azienda vitivinicola, venti giorni a sei euro e venti all'ora.

A volte discuto sulle qualità del sistema lavorativo svedese (fermo restando che non è oro tutto ciò che luccica), la risposta generalmente è "Si, ma vuoi mettere con le meraviglie artistiche e culinarie che abbiamo in Italia?". Orbene, fra le meraviglie culinarie penso vogliate inserirci anche il vino: vi suggerisco di brindare a quei 6,20 euro all'ora che mi sono stati proposti. Temo che li accetterò.

sabato 21 agosto 2010

Attenzione, post non commestibile

Una parola molto bella della lingua inglese è "disease". Può voler dire malattia, ma in realtà è correlabile ad ogni tipo di dipendenza fisica o psicologica.

Bene, io ho una dipendenza, un "disease", che mi porta a mangiare cose che in genere non sono commestibili. Cioè, è una roba che avevo da piccolo e mi sono trascinato forse fino all'adolescenza. Ha lasciato qualche strascico, ma niente di irreparabile

Mia nonna aveva un bel tavolino di legno in salotto. Mi ci sedevo vicino e iniziavo a sgranocchiarlo forte. Dopo un pò di anni diversi centimetri di quel tavolino erano passati per il mio stomaco e di lì attraverso altri meravigliosi luoghi inesplorati.

Tradizionali le caccole del naso in età pre-scolare, così come la colla e i gessetti una volta iniziato il travaglio delle elementari.

Molto meno convenzionale invece un particolare tipo di scotch rivestito in lana di vetro. Mangiavo quella lanuggine e me la facevo passare tra i denti, dava una sensazione stranissima. A essere onesti, l'ho fatto anche di recente per riprovare quel nostalgico tormento.

Fu terribile quando mia mamma scoprì che mangiavo la cenere delle sigarette. Deliziosa, una prelibatezza. C'è chi inizia a fumare e chi mangia la cenere. Io appartenevo alla seconda categoria.

Poi fu la volta della Citrosodina. Nemmeno sciolta nell'acqua, ma secca. La mannite mi ha fatto passare delle liete ore sul water, ma per la dolcezza che aveva, ne è sempre valsa la pena.

L'ultimo grosso "disease" è forse quello che mi da più filo da torcere. Da anni ormai le mie nonne e mia mamma bevono il caffè non zuccherato, ma con il dolcificante. Quello che rilascia un confettino per volta. Io quei confettini me li mangio ancora adesso come i pop-corn al cinema. Una volta ne ho comprato una scatoletta solo per mangiarmela per intero. Il mio intestino ancora adesso ringrazia.

Non sarebbe nemmeno tanto grave, peccato che io storicamente non abbia mai mangiato un piatto di verdura non passata, nè tantomeno pesce

lunedì 16 agosto 2010

Sesso, droga e case popolari

E venne il tempo degli Odp. Non sarei la persona che sono se nel 2007 non avessi scoperto una band di Reggio Emilia che non canta le canzoni nella maniera che tutti noi conosciamo. Le recita.

Praticamente anni fa lavoravo al giornalino d'istituto. Nella mia mente ottenebrata di adolescente credevo che tutto il meglio che la società, la musica, il cinema e lo sport potessero dare fosse stato espresso nel passato e di conseguenza l'unico modo per tornare ad un livello decente di comunicazione era rispolverare il passato. Recensire dischi vecchissimi. Ignorare l'esistenza di un portiere chiamato Buffon.

Poi ho dato l'esame di maturità e, pur guadagnando un onorevolissimo diploma di maturità linguistica, ho perso il titolo per poter dirigere quella meraviglia di carta stampata.

Le redini passarono ad un mio fido amico che tuttavia sradicò il vecchiume che io avevo portato. Per prima cosa spostò il giornale su internet e fu un successone. Poi iniziò a recensire band sconosciute, che però a me piacevano. Ha recensito anche la mia e questo potrebbe essere un punto a svantaggio di questo sito (a proposito, presto parlerò della mia band), però è capitato che un giorno ha pubblicato un testo, senza commentarlo.

Parlava di un'adolescente che arrivava da Roncocesio e concedeva un rapporto orale al protagonista in cambio di una barretta di cioccolato. Anzi, un Toblerone, per gli amanti della marche.

Non capisco, non ho idea da dove provenga quel testo, ma mi piace. La funzione "virgolette" di Google mi da la risposta.

Il pezzo è Cioccolato Iacp degli Offlaga Disco Pax. E da quel giorno nulla fu più come prima.

Gli Offlaga Disco Pax mi hanno insegnato che il passato non torna e non era necessariamente il più bel passato dove avremmo potuto vivere, ma visto che ha significato tanto, perchè non parlarne? Non è giusto che i giovani di oggi sappiano vita, morte e miracoli di Fabrizio Corona (ne ho detto uno a caso, fra quelli che metterei al muro) e non sappiano che Vladimir Yaschenko nel millenovecentosettantafischia ha saltato l'equivalente in altezza di una cabina telefonica.

Quando mi sono laureato ho dedicato la mia laurea ai Crazy Wasted perchè sono la migliore band in cui abbia mai suonato (e grazie...), agli Offlaga Disco Pax perchè sono la migliore band italiana esistente al giorno d'oggi e ai Clash perchè della lezione del mio amico probabilmente non ho capito una sega.

Nota a margine: gli Offlaga Disco Pax conducono vite normalissime, il cantante è un agente immobiliare ed ho avuto l'onore di parlare con lui, anche se solo attraverso Facebook, più volte.

A proposito, se gli Odp passano di qua sappiano che a Novi Ligure non hanno mai suonato e questa è una lacuna da colmare.

venerdì 13 agosto 2010

Una birra per il mio futuro

Si ho anche questo vizio di farmi pagare per scrivere delle cose. Si chiama giornalismo, brutta roba. Porta alla disoccupazione perenne e nella maggior parte dei casi allontana le fighe.

Siccome ho iniziato molto presto, 17 anni, adesso ho la pancia da pensionato, sono già disamorato del mestiere perchè è sei anni che faccio le stesse cose e ho tendenze omicide. Per non parlare di quella mia teoria secondo la quale se un giornalista non viene pagato almeno 10 cents a riga ha diritto a rivalersi sessualmente sul suo editore se femmina e viceversa.

Comunque è successo che un pomeriggio, un pò di anni fa, mi ha chiamato una radio per commentare Novese-Santhià, che è finita 0-0 e me la ricordo bene ancora adesso. Ovviamente ero contento come una Pasqua perchè da piccolo abbassavo il volume della tv per fare io la telecronaca e quando partite non ce n'erano finivo per inventarmele e andava a finire che la Viterbese vinceva la Coppa delle Coppe.

A cinque anni di distanza, dopo lunghi pomeriggi passati a saltare da un campo all'altro del Piemonte, ho deciso di giocarmi una posta un pò più alta pertanto ho stabilito che quest'anno finisco a fare qualcosa di diverso. Può darsi che mi ritroverò a commentare la Serie A o può darsi che passerò le mie domeniche pomeriggio a servire attempati clienti al bar mentre ascolto le partite per radio. Scommetiamoci una birra.

martedì 10 agosto 2010

30 minuti

Questa mattina verso le 10 i miei mi hanno chiesto di aiutare loro a portare in cortile un armadio vecchio come il mondo, che loro avevano già provveduto a smontare.

Sono stati i 30 minuti peggiori degli ultimi mesi.

Mal sopporto l'idea di fare fatica per dover lavorare. Se aggiungiamo che questo è un lavoro fatto agratis (cioè, si, i miei garantiscono vitto, alloggio, connessione internet, automobile, è per questo che quando me lo hanno chiesto non ho sbottato come farei se me lo dovesse chiedere chiunque altro) la cosa mi esce proprio male, innaturale.

A fare lavori manuali sono una schiappa di proporzioni epiche, la precisione è qualcosa di completamente lontano dalla mia sfera personale.

Sono finito a fare il cameriere senza patirci più di tanto perchè me la racconto così: è un lavoro dove si vedono tante persone.

Per il resto la mia vita è un continuo cercare di fare il meno fatica possibile e non è nemmeno una teoria errata. Se ci pensate, fare fatica fa piuttosto male. Se sei malato, la prima cosa che ti dicono è di stare tranquillo a letto, no?

Bene, per cui ora che sono dottore, anzi scienziato della politica, non mi sento molto in dovere di prendere in mano qualcosa che pesi più di 5 chili. Tolto forse il lavoro per i miei.

I miei hanno preso una casa diroccata nel 1998, l'hanno resa abitabile e spaziosa (a me non piace, ha tolto l'atmosfera della mia vecchia camera) e ora ci viviamo. E' nostra. E' per questo che li rispetto e sono soddisfatto del loro lavoro.

Una roba del genere non mi verrà mai in mente credo. Fatico a pensare di dover sacrificare tre anni di pomeriggi per portare delle cose pesanti sulle spalle, dipingere i muri, scartavetrare, ordinare mobili, parlare con geometri e architetti. E spendere soldi.

Sei mesi allo studentato Sgs a Goteborg, 350 euro al mese. Quando mi si è rotto il lavandino il giorno dopo mi hanno mandato l'idraulico a spese loro. Chi me lo fa fare?

domenica 8 agosto 2010

Paura, eh?

La prima volta che sono salito su uno scivolo ad acqua ho battuto la testa, mi sono fatto malissimo. Era uno scivolo giallo per bambini, lungo forse un metro e mezzo, avrò avuto 6-7 anni. Da quel giorno la mia carriera di esploratore avventuriero ha subito una brusca frenata.

Ad esempio non sono mai stato a Gardaland. Non sono mai sparato su un tubo di ferro a 100 all'ora per quaranta metri, nè ho fatto le cascate dove ti bagni tutto quando la navetta arriva e fa ssssciafff nell'acqua. Mi terrorizza, ho paura solo a vederlo in televisione. Ho paura anche delle tazze che roteano alla supersonica velocità di 6 giri al minuto

Ho anche una strana fobia per i cavalli, se ne passa uno per strada mi allontano come potrebbe fare un soldato israeliano a Ramallah mentre passa una milizia di Mujaheddin.

Non parliamo di rumori strani nella notte, nè di tuoni. Se passa una macchina con il motore arrugginito inizio a sudare freddo, penso al terremoto, agli ufo, ad un'esplosione imminente, ad un concerto di Marco Carta.

Gli insetti tendo a schiacciarli con cose che mantengono il cadavere il più lontano possibile dal mio corpo, anche perchè sentire il craaac dell'animaletto che si spiaccica mi fa un pò schifo.

No, non sono un Cuor di Leone.

venerdì 6 agosto 2010

Le mie valigie

Il supermarket in cui mi sono perso ha due settori che parlano lingue diverse, connessi da una insenatura attraverso la quale può passare solo una persona.

Quell'insenatura stranamente ha pure la mia sagoma.
L'area italiana del mio supermercato l'ho visitata praticamente tutta, c'è del buon cibo e della buona musica, gli inservienti sono cordiali, alcuni troppo invadenti e continuano a chiedersi perchè io stia girando in tondo come un idiota.

Conosco gli angoli del settore italiano e se ho bisogno di andare a prendere qualcosa o incontrare qualcuno so di preciso dove correre.

Tutto questo però da 23 lunghi anni, meno qualche mese. La cosa inizia a essere stancante.
Una volta sono passato attraverso quella piccola insenatura con la sagoma di me mentre porto due valigie enormi.

Non capivo nulla, il riscaldamento era a zero, la prima persona che ho incontrato mi ha trattato male. Poi però ho visto tanti che si erano persi come me e che portavano due grosse valigie.

Ci siamo uniti e visto che l'unione fa la forza, abbiamo apprezzato quel reparto scandinavo arredato rigorosamente Ikea. Il cibo ce lo siamo dovuti portare da casa, è vero, ma la gente mi è sembrata subito molto disponibile, forse un pò distaccata, ma non è necessariamente un male.

In quel supermercato francamente ho notato che le cose erano più alla nostra portata (nostra in qualità di uomini portatori di valigie), non siamo riusciti a visitarlo tutto perchè dopo un pò mi è venuta nostalgia di casa e sono ripassato attraverso la mia sagoma.

Adesso però voglio di nuovo saltare di la. Devo allenarmi perchè sono un pò ingrassato e non so se ci passo. E poi il reparto dove vendono penne stilografiche e bassi elettrici mi piace davvero tanto.

martedì 3 agosto 2010

L'auberge suedoise

Ho smesso di vedere un minuto fa "L'appartamento spagnolo". Ho il groppo in gola ed un sentore di inutilità terrificante, cosa che mi colpisce quando vedo un film che mi tocca da vicino.
Il 31 gennaio 2008 ho firmato la richiesta per un colloquio per essere preso in considerazione nel calderone chiamato Erasmus. Sei mesi in Svezia. Sono partito, manco a farlo apposta, il 31 gennaio 2009 alle 11:00 del mattino.

Sono andato lassù dopo uno dei periodi più travagliati. Affaracci con le (poche) donne, crisi universitaria, lavoro duro e pochi soldi.

I sei mesi lassù li ho passati in buona parte da solo, condividendo qualche serata con gli amici più fidati e senza lasciarmi troppo trascinare nella bolgia, un pò come faccio qua.

Non potrò dimenticare i ritmi Erasmus, i giovedì studenteschi, i venerdì che sono sabati anticipati, i sabati veri e propri. Le domeniche hangover.

La parola Kottbullar, bellissima da pronunciare come "stannar vid Gronsakstorget" e "Sju sjosjuka sjomannen skottes av sju skona sjukskoterskor".

Rockbaren, Sticky Fingers, Cafè Olof & the guy of Cafè Olof, Pizzeria Mums, le partite degli Europei giovanili, i quizzoni, quella volta che mi sono perso in mezzo alla neve e stavo cercando casa, ero una formichina incazzata.

Mangiare una volta al giorno perchè non mi bastavano i soldi, studiare svedese al sabato sera mentre i vicini scopavano, masticare lo snus, girare per i posti più impensabili della città solo perchè non li avevo ancora visti, innamorarmi follemente della coordinatrice degli studenti consapevole che "no, non si può". Scappare da Uddevalla perchè sono finito nelle grinfie di una tossica alcolizzata.

La sera prima di partire ho cucinato tutta la pasta che avevo avanzato assieme ai miei amici, sono partito a mezzanotte del 17 luglio. I 20 minuti di autobus che dividevano Korsvagen dall'aeroporto di Boras li ho fatti piangendo, con la mano insanguinata non so per quale strano motivo.


Attenzione, spoiler


Non per rovinarvi il finale del film, ma alla fine della storia lui scappa dal suo lavoro al ministero e corona il suo sogno di diventare scrittore. Lungi da me dire che so bene e di preciso cosa voglio fare da grande, perchè un'idea ce l'ho, ma a fare quel lavoro ce ne saranno 30 in Italia ad esagerare...ma ogni discussione su quanto è grande la mensola di camera, di che colore comprare il vestito per il compleanno dell'amica o sentire gli amici scegliere un film al cinema che non andrai a vedere perchè non ti piace il cinema, diventa superflua.
Io quell'aereo mi sa che lo riprendo.

lunedì 2 agosto 2010

Piange il telefono

Non ho un'identità ben precisa. Mia mamma dice che quando alzo la cornetta del telefono c'è da scommettere su come mi presenterò.
Colpa mia, negli ultimi dieci anni ho fatto talmente tante cose, ho ricoperto tanti di quei ruoli che spesso mi chiedo quale sia quello che più mi si addice.
Riassumiamo brevemente il tipo di telefonate che ho fatto negli ultimi dieci anni:

- Pronto, sono Enrico, sono un arbitro di Novi Ligure, mi potete dire dove si trova il campo della Bolzanetese?

- Pronto buonasera sono Enrico, c'è Laura?

- Buonasera signora sono Enrico, il nuovo cameriere, domani sera a che ora devo venire?

- Pronto sono Enrico, di Radio Pieve, posso parlare con Alessandro degli Scabbia Assassina? E' per un intervista

- Ciao sono Enrico, di Novionline, ti chiamavo per sapere le ultime di calciomercato, sto facendo un articolo...

- Pronto sono Enrico, il bassista dei Crazy Wasted, vi interessa una band punk-rock per un concerto?

- Hallo, jag heter Enrico, Jag är utbytesstudenten i Goteborg nästa månad. Får jag prata med Prof. Hellman?

- Pronto salve sono Enrico della biblioteca, domani devo recuperare due ore...

- Pronto buongiorno prof, sono Enrico, la chiamavo per la tesi...

- Pronto, buongiorno, mi chiamo Enrico sono un giornalista piemontese, non è che per caso state cercando qualcuno per la vostra redazione sportiva?

- Pronto salve, mi chiamo Enrico, sono un blogger squattrinato...

sabato 31 luglio 2010

Quelli belli siamo noi

Appartengo ad una onorevole gruppo di persone universalmente conosciute come "brutti".
Non è un'appartenenza categorica. Ho commissionato all'Istat un'indagine e secondo i primi dati, il 2% delle persone che ho incrociato nella vita mi ha reputato passabile, il 5% bel figliolo e il 7% oddio ti prego no.
Comunque ieri ero in fila al Mc Donald. La frase rimbalza nell'aria. Non mi ricordo se era "C'è gente che è troppo bella" o qualcosa del genere. La mia mente ha formulato la risposta che contraddistingue un pò questa comunità di "Urli di Munch".
I belli, messi in difficoltà, cedono.
La categoria brutti si divide in altri due grossi fattori, sempre legati all'aspetto fisico. Alti e bassi. Chi è alto si salva ancora. Quelli alti godono del rispetto e della venerazione altrui.
Se non superi il metro e ottanta, purtroppo questo blog si ferma un pò prima, e non sei una bella ragazza, la vita è grama.
Alla fine dopo un pò ci sei abituato. Saluti la gente, ma ti confondi con l'erba e nessuno ti nota. Entri in una discoteca e spesso ti scambiano per il cestino della differenziata. Salvo poi ricredersi quando mordi loro la mano che cercava di introdurre dentro di te un bicchiere di plastica che un tempo conteneva Mojito.
Quella mano rappresenta il nemico eterno, che in parole povere è colui che la natura ha reso proprietario di una folta capigliatura, magari bionda. Di un sedere scolpito. Di una dote innata tipo suonare benissimo la chitarra, giocare a calcio come Pelè, compilazione a tempo di record del 7 e 40. E soprattutto di 194 centimetri di altezza.
Quella mano non sa che significa salutare qualcuno che in realtà salutava quello dietro di te.
Il problema è che delle eccezionali botte di sfiga capitano anche a chi Madre Natura ha donato fortuna, donne e biglietti vincenti della lotteria.
Il bello tende a reagire con sprezzo, consapevole che è troppo bello per passare dei guai. E lì entra in gioco il fattore esperienza.
Noialtri scafati abbiamo maturato una serie di regole di sopravvivenza che i belli non conoscono:
- lavora sodo per poi d'improvviso piantare tutto. Il datore di lavoro si accorge della tua indispensabilità
- le donne iniziano a morirti dietro verso i 30-35 anni (se non ti suicidi prima). Presto capiscono che i belli sono poco interessanti, non hanno mai dovuto combattere con una confezione formato famiglia di Topexan in mano
- racconta i tuoi fallimenti come se fossero delle vicende epiche. Come ad esempio il giorno in cui hai preso il treno sbagliato e sei finito dall'altra parte d'Italia.
- apri un blog e prendi in giro i belli, mentre stanno limonando con Miss Bar Soleluna.

Lost in the supermarket

Bene, la mia avventura di blogger ricomincia all'una e mezza dell'ultimo giorno di luglio.
Cronologicamente parlando, ho avuto un primo blog su Jumpy dal 2002 al 2006, poi hanno disattivato la funzione blog e ho perso anni e anni di appunti adolescenziali. Non che vi siate persi molto.
Dal 2006 al 2008 l'ho avuto su Windows Live Messenger e possa Dio perdonarmi.
Nel 2009 sono stato sei mesi in Svezia, avevo pensato di raccontare le mie imprese su questo blog (che ho riaperto per l'occasione), ma ho avuto un pò di disavventure alle quali magari farò riferimento, in più mi si è fottuto il computer tante di quelle volte che dopo un pò ho addirittura dimenticato la sua esistenza.
Ho provato anche con un blog similsportivo, ma non se lo inculava nessuno.
Questo blog torna un pò a contenere le mie vaccate che quotidianamente posto su Facebook.
Lost in the Supermarket è una canzone dei Clash. Rispecchia parecchio l'esistenza umana (o almeno la mia, per alcuni è più adatta I sold your dog to a Chinese Restaurant degli Anal Cunt).
Comunque se siete nuovi piacere, Enrico, dottore (da fuori non si direbbe). Matto.