
Chi mi conosce sa cosa significano per me gli Offlaga: sono le parole con cui avrei voluto esprimere qualcosa che non ho vissuto, perchè sono nato solo nel 1987 e quello che c'è stato prima l'ho sentito raccontare dai genitori, dai nonni, da qualche amico più grande, ma mai con un bel sottofondo ritmato.
Ero vicino alla stazione e sibilavo ostrogoto e mi sono sentito fare "toc toc" sulla spalla. Ogni tanto ripenso a quello che sono diventato e il perchè. Quei 360qualcosa giorni insieme probabilmente significano che nel frattempo si è diventati grandi e bisogna capire che un'ora di treno può essere fin troppo. Significano ricordarsi che si era felici, con le miriadi di barriere architettoniche che i sentimenti incontrano.
Le ho detto della Svezia, del (quasi)lavoro che faccio, delle mie poche conquiste. Lei del suo nuovo lavoro e del suo ragazzo che tifa Genoa e quindi è già uno giusto.
Poi sono passato di fronte allo stadio, ho ascoltato cinque quarti d'ora di racconti ritmati, sono andato a tanto così dal piangere per un concerto (due mesi fa mi maledicevo per aver speso 70 euro ed aver visto i Blink da un chilometro e mezzo), ho salutato il cantante e gli ho detto che ero quello che gli ha dedicato una laurea. Lui che ha dedicato il concerto a Tomas Skuhravy e dopodomani sarà a Padova o Ravenna per una data e io a Lumezzane per una partita di Lega Pro.
Per gente disabituata alle emozioni come me, le 6 ore genovesi ne hanno racchiuse per almeno un secolo.
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