giovedì 30 dicembre 2010

A ventiquattro, Tony Santagata

A quindici anni ero Vasco Ligabue, appiccicoso e senza vergogna nel mostrarmi così ehhhhh
A sedici anni ero Vasco Brondi senza sapere che esistesse Vasco Brondi (probabilmente non lo sapeva neppure lui allora e forse non lo sa nemmeno adesso, ma ti risponde "questi cazzo di fili del telefono!")
A diciassette anni ero Simon di Simon&Garfunkel, dei due il meno vistoso e quasi impaurito di uscire dal disco
A diciotto ero uno dei Creedence Clearwater Revival, probabilmente quello più povero, ma che diventava matto quando sul cd passava "Have you ever seen the rain"
A diciannove potevo essere Dee Dee o Tommy dei Ramones, tanto rumore
A venti mi sono evoluto e sono diventato Joe Strummer, che però si starà ribaltando nella tomba a venirlo a sapere
A ventuno sono stato Enrico dei Crazy Wasted, uno simpatico, ma che non sa suonare
A ventidue ero Hakan Hellstrom, che non capisci quello che dice perchè, dannazione, è svedese e canta in svedese. Da sbronzo ero più un Eddie Meduza.
A ventitre sono stato Max Collini degli Offlaga Disco Pax, ma il problema è che se lo viene a sapere mi tira un pugno gridandomi "Alternativo dei miei coglioni!"
A ventiquattro voglio fare Tony Santagata

giovedì 23 dicembre 2010

Il mio Babbo Natale ha venduto le renne ad una multinazionale

Non amo il Natale. Sono una persona iperattiva (anche se a giudicare dall'orario in cui tendo a svegliarmi la mattina, non si direbbe), è praticamente impossibile chiedermi di trascorrere in casa due settimane senza scrivere un articolo o arrampicarmi fino al più sperduto paesino della Val Trompia per commentare una partita di calcio.
Mi è venuta voglia di andare in giro a lasciare curriculum, perchè non sia mai che Babbo Natale non abbia voglia di farmi trovare un lavoro un attimino più remunerativo, per cui ho avuto anche molto tempo per poter riflettere da solo mentre guidavo. Il risultato è stato un sonoro mal di testa.
Il 2010 passerà alla storia come l'anno in cui tutto è cambiato perchè nulla cambiasse, per quasicitare Tomasi di Lampedusa (fa sempre un po' figo dire di aver letto i grandi classici), tranne forse il sottoscritto, che si conferma fra i migliori incassatori di colpi bassi di tutto il Basso Piemonte, salvo poi rifilarne a sua volta come solo ad un vero bastardo compete.
Probabile che fra sei o sette anni, quando sarò ancora su quella macchina a farmi una trasfera a San Benedetto del Tronto (speriamo di poter alzare due euro dalla tariffa odierna), mi dirò "E tutto è iniziato sei o sette anni fa!" e mi verrà in mente questo post, che ho scritto dieci giorni dopo l'ultimo intervento perchè nel frattempo ho avuto un pò di cose da fare, nulla di trascendentale comunque.
Di questo Natale, invece, ricorderò il fatto di non aver comprato quasi niente a nessuno (l'anno scorso sono ricorso a mezzi che sotto alcuni aspetti potrebbero essere letti come "sfruttamento della prostituzione") e che non so ancora cosa fare a Capodanno, segno inevitabile che la mia vita sociale in questo periodo ha un discreto bisogno di vitalità.

lunedì 13 dicembre 2010

Settembre 2012

A volte mi ritrovo lì che guardo la webcam. Fa freddo e mi sembra quasi di sentirlo nonostante il calorifero che pulsa a due centimetri da me.
Poi mi faccio un giro con Google Street View ed ecco che la malinconia monta. Sarà che fa freddo pure qui o che la distanza accentua tutto (o sarà l'accattivante jingle di TV 6 che mi suona in mente ogni due secondi, sinceri complimenti agli autori per l'appeal). Peccato poi non avere nessuno a cui raccontarle.
Quando sono tornato a casa, l'estate scorsa, mi sono detto "Prendiamoci due o tre anni di tempo e vediamo". Uno e mezzo se n'è già andato e cambia solo che ogni tanto mi inerpico verso le più remote località del nord Italia per qualche partita di calcio.
Ieri sera, mentre lavoravo al bar, ho realizzato che per mettere in moto le cose ho bisogno di una scadenza, di un limite. Devo scrivere un articolo entro tre ore? Faccio il pezzo più bello del secolo. Ho una settimana di tempo? Viene fuori uno schifo. E così anche la vita quotidiana quando non si hanno scadenze, ma al massimo solo dei contrattempi. Per cui, mentre servivo un prosecco a qualcuno, ho deciso che se un anno e mezzo è passato, un anno e mezzo dovrà ancora passare, poi decidiamo, en gång för alla.