lunedì 13 dicembre 2010

Settembre 2012

A volte mi ritrovo lì che guardo la webcam. Fa freddo e mi sembra quasi di sentirlo nonostante il calorifero che pulsa a due centimetri da me.
Poi mi faccio un giro con Google Street View ed ecco che la malinconia monta. Sarà che fa freddo pure qui o che la distanza accentua tutto (o sarà l'accattivante jingle di TV 6 che mi suona in mente ogni due secondi, sinceri complimenti agli autori per l'appeal). Peccato poi non avere nessuno a cui raccontarle.
Quando sono tornato a casa, l'estate scorsa, mi sono detto "Prendiamoci due o tre anni di tempo e vediamo". Uno e mezzo se n'è già andato e cambia solo che ogni tanto mi inerpico verso le più remote località del nord Italia per qualche partita di calcio.
Ieri sera, mentre lavoravo al bar, ho realizzato che per mettere in moto le cose ho bisogno di una scadenza, di un limite. Devo scrivere un articolo entro tre ore? Faccio il pezzo più bello del secolo. Ho una settimana di tempo? Viene fuori uno schifo. E così anche la vita quotidiana quando non si hanno scadenze, ma al massimo solo dei contrattempi. Per cui, mentre servivo un prosecco a qualcuno, ho deciso che se un anno e mezzo è passato, un anno e mezzo dovrà ancora passare, poi decidiamo, en gång för alla.

2 commenti:

  1. Sverige kallar dig, Enrico.
    Och vad som måste hända kommer att hända

    (Spero di ricordarmi ancora qualcosa)
    M

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