sabato 31 luglio 2010

Quelli belli siamo noi

Appartengo ad una onorevole gruppo di persone universalmente conosciute come "brutti".
Non è un'appartenenza categorica. Ho commissionato all'Istat un'indagine e secondo i primi dati, il 2% delle persone che ho incrociato nella vita mi ha reputato passabile, il 5% bel figliolo e il 7% oddio ti prego no.
Comunque ieri ero in fila al Mc Donald. La frase rimbalza nell'aria. Non mi ricordo se era "C'è gente che è troppo bella" o qualcosa del genere. La mia mente ha formulato la risposta che contraddistingue un pò questa comunità di "Urli di Munch".
I belli, messi in difficoltà, cedono.
La categoria brutti si divide in altri due grossi fattori, sempre legati all'aspetto fisico. Alti e bassi. Chi è alto si salva ancora. Quelli alti godono del rispetto e della venerazione altrui.
Se non superi il metro e ottanta, purtroppo questo blog si ferma un pò prima, e non sei una bella ragazza, la vita è grama.
Alla fine dopo un pò ci sei abituato. Saluti la gente, ma ti confondi con l'erba e nessuno ti nota. Entri in una discoteca e spesso ti scambiano per il cestino della differenziata. Salvo poi ricredersi quando mordi loro la mano che cercava di introdurre dentro di te un bicchiere di plastica che un tempo conteneva Mojito.
Quella mano rappresenta il nemico eterno, che in parole povere è colui che la natura ha reso proprietario di una folta capigliatura, magari bionda. Di un sedere scolpito. Di una dote innata tipo suonare benissimo la chitarra, giocare a calcio come Pelè, compilazione a tempo di record del 7 e 40. E soprattutto di 194 centimetri di altezza.
Quella mano non sa che significa salutare qualcuno che in realtà salutava quello dietro di te.
Il problema è che delle eccezionali botte di sfiga capitano anche a chi Madre Natura ha donato fortuna, donne e biglietti vincenti della lotteria.
Il bello tende a reagire con sprezzo, consapevole che è troppo bello per passare dei guai. E lì entra in gioco il fattore esperienza.
Noialtri scafati abbiamo maturato una serie di regole di sopravvivenza che i belli non conoscono:
- lavora sodo per poi d'improvviso piantare tutto. Il datore di lavoro si accorge della tua indispensabilità
- le donne iniziano a morirti dietro verso i 30-35 anni (se non ti suicidi prima). Presto capiscono che i belli sono poco interessanti, non hanno mai dovuto combattere con una confezione formato famiglia di Topexan in mano
- racconta i tuoi fallimenti come se fossero delle vicende epiche. Come ad esempio il giorno in cui hai preso il treno sbagliato e sei finito dall'altra parte d'Italia.
- apri un blog e prendi in giro i belli, mentre stanno limonando con Miss Bar Soleluna.

Lost in the supermarket

Bene, la mia avventura di blogger ricomincia all'una e mezza dell'ultimo giorno di luglio.
Cronologicamente parlando, ho avuto un primo blog su Jumpy dal 2002 al 2006, poi hanno disattivato la funzione blog e ho perso anni e anni di appunti adolescenziali. Non che vi siate persi molto.
Dal 2006 al 2008 l'ho avuto su Windows Live Messenger e possa Dio perdonarmi.
Nel 2009 sono stato sei mesi in Svezia, avevo pensato di raccontare le mie imprese su questo blog (che ho riaperto per l'occasione), ma ho avuto un pò di disavventure alle quali magari farò riferimento, in più mi si è fottuto il computer tante di quelle volte che dopo un pò ho addirittura dimenticato la sua esistenza.
Ho provato anche con un blog similsportivo, ma non se lo inculava nessuno.
Questo blog torna un pò a contenere le mie vaccate che quotidianamente posto su Facebook.
Lost in the Supermarket è una canzone dei Clash. Rispecchia parecchio l'esistenza umana (o almeno la mia, per alcuni è più adatta I sold your dog to a Chinese Restaurant degli Anal Cunt).
Comunque se siete nuovi piacere, Enrico, dottore (da fuori non si direbbe). Matto.