martedì 31 agosto 2010

Mi vendo all'Ikea (o su eBay)

Una cosa molto poco sensata è che quando avevo 15 anni me ne stavo in casa a leggere i giornali, informarmi sui più recenti fatti di attualità e discuterne sui forum, mentre il resto del mondo limonava felice e spensierato. A chi questionava, rispondevo che tanto uscire non avrebbe risolto le cose.

Quasi dieci anni dopo lavoro per alcuni giornali e radio, tuttavia il grosso del mio stipendio arriva ancora dal bar e spesso non basta. Le giornate le passo a non informarmi sui più recenti fatti di attualità, senza discutere quindi su alcun forum, cosa che invece avrei titolo di fare per rimanere al passo coi tempi almeno come scriba. Quello che mi consola è che dopo un pò il mondo si dimentica di limonare ed inizia a fare tutto quello che combinavo io ai tempi. Per poi limonare nel week-end, dopo essere passati dal mio bar a farsi due cocktail.

Per il resto sono sempre in casa e la vita sociale di un comodino è più movimentata della mia. Poi leggo per sbaglio che una ragazza viene pagata 80 euro per far finta di convertirsi all'Islam. Domani mi metto in vendita su eBay, fare il rabbino è sempre stato un pò il mio sogno (come avrebbe detto Ibrahimovic se fosse stato acquistato dal Maccabi Tel Aviv).

venerdì 27 agosto 2010

Secessionismo locale

Da anni il mio rapporto con il capoluogo di provincia è abbastanza travagliato. Una specie di relazione odio/amore in cui giuro che non tornerò mai più, ma il giorno dopo sono di nuovo lì che cerco un parcheggio, ovviamente a pagamento perchè nel mio capoluogo di provincia non esistono parcheggi gratis a meno di 2 km dal centro.

La dice lunga il fatto che la squadra del capoluogo, che pure mi sta simpatica, ha la maglia grigia. Chissà di cosa sto parlando...

Città brutta. Squadrata, caldissima d'estate e spenta come un cimitero d'inverno. Architettonicamente è l'emblema di cosa sarebbe stata l'Italia se i fascisti fossero rimasti al potere. Un inno alla prospettiva geometrica. Quando uscite e prendete la statale che vi riporta a casa, avrete per circa un quarto d'ora l'impressione di essere stati in un'altra dimensione.

Le mie prime frequentazioni nel capoluogo sono legate alla tenera età. Giocavo in una sfortunata compagine di provincia che subiva vagonate di gol ad ogni campionato. Andare a giocare lì, significava prenderle di santa ragione. Tranne una volta che abbiamo vinto 6-1 ed ho pure fatto gol.

Crescendo, acquisivo mano a mano la consapevolezza che avrei dovuto studiare lì, sebbene sia un polo universitario decentrato e a mio avviso privo di particolari stimoli di carriera. Talmente privo di stimoli che ho preferito viaggiare per 80 chilometri in più ogni giorno piuttosto che dover andare lì.

Un giorno una morosa mi ha lasciato mentre lei era nel capoluogo. Un'altra volta sono stato mollato via sms mentre ero lì. Una volta sono andato allo stadio e ho iniziato una colluttazione verbale con una poliziotta, interrotta solo da una carica degli ultras del Genoa. Quasi arrestato.

L'altro ieri ero con un mio amico fidato ed ho preso una multa in parcheggio. Ieri mi sono perso e ho vagato per ore fra i campi. Quando sono uscito c'era un cartello con scritto Владивосток.

Aggiungi una sorta di retaggio culturale che lega il mio paesello ad una provincia molto più vicina ed attraente, un pò per ragioni dialettali, un pò per la vicinanza col mare.

In giro dicono che noi di questa zona siamo un misto fra piemontesi e liguri. In effetti non hanno tutti i torti: di entrambi i popoli, abbiamo preso i difetti peggiori.

mercoledì 25 agosto 2010

V per Vendemmia

In poco più di ventiquattr'ore il mercato del lavoro mi ha confermato ancora una volta chi è l'Africa d'Europa (senza offesa per gli africani)

Ieri alle 9.00 in punto un giovine di una società multinazionale scandinava mi ha contattato via Skype per un colloquio via webcam. Per colloquio si intenda colloquio di lavoro, non ho dovuto mostrare alcuna parte intima e non credo che verrò chiamato a farlo.

Vengo interrogato su alcune funzionalità di un computer e una volta accertato che so come funziona e sono in grado di spiegare cosa non va ad un cliente medio italico, il giovine mi congeda dicendomi che presto avremo un nuovo colloquio con altri colleghi. L'azienda è a Lund, città nel sud della Svezia. Lo stipendio medio svedese non va quasi mai sotto i 9 euro all'ora. Meno di quello, ci sono solo gli studenti del liceo che fanno gli stage.
Alle 15 mi dirigo verso un'azienda vitivinicola della mia zona, estremamente ricca di vini pregiati. Spesso luogo di destinazione di migliaia di profughi dell'est Europa. Mi vengono proposti venti giorni di vendemmia per cinque euro all'ora.

Oggi pomeriggio però arriva un'offerta migliore. Altra azienda vitivinicola, venti giorni a sei euro e venti all'ora.

A volte discuto sulle qualità del sistema lavorativo svedese (fermo restando che non è oro tutto ciò che luccica), la risposta generalmente è "Si, ma vuoi mettere con le meraviglie artistiche e culinarie che abbiamo in Italia?". Orbene, fra le meraviglie culinarie penso vogliate inserirci anche il vino: vi suggerisco di brindare a quei 6,20 euro all'ora che mi sono stati proposti. Temo che li accetterò.

sabato 21 agosto 2010

Attenzione, post non commestibile

Una parola molto bella della lingua inglese è "disease". Può voler dire malattia, ma in realtà è correlabile ad ogni tipo di dipendenza fisica o psicologica.

Bene, io ho una dipendenza, un "disease", che mi porta a mangiare cose che in genere non sono commestibili. Cioè, è una roba che avevo da piccolo e mi sono trascinato forse fino all'adolescenza. Ha lasciato qualche strascico, ma niente di irreparabile

Mia nonna aveva un bel tavolino di legno in salotto. Mi ci sedevo vicino e iniziavo a sgranocchiarlo forte. Dopo un pò di anni diversi centimetri di quel tavolino erano passati per il mio stomaco e di lì attraverso altri meravigliosi luoghi inesplorati.

Tradizionali le caccole del naso in età pre-scolare, così come la colla e i gessetti una volta iniziato il travaglio delle elementari.

Molto meno convenzionale invece un particolare tipo di scotch rivestito in lana di vetro. Mangiavo quella lanuggine e me la facevo passare tra i denti, dava una sensazione stranissima. A essere onesti, l'ho fatto anche di recente per riprovare quel nostalgico tormento.

Fu terribile quando mia mamma scoprì che mangiavo la cenere delle sigarette. Deliziosa, una prelibatezza. C'è chi inizia a fumare e chi mangia la cenere. Io appartenevo alla seconda categoria.

Poi fu la volta della Citrosodina. Nemmeno sciolta nell'acqua, ma secca. La mannite mi ha fatto passare delle liete ore sul water, ma per la dolcezza che aveva, ne è sempre valsa la pena.

L'ultimo grosso "disease" è forse quello che mi da più filo da torcere. Da anni ormai le mie nonne e mia mamma bevono il caffè non zuccherato, ma con il dolcificante. Quello che rilascia un confettino per volta. Io quei confettini me li mangio ancora adesso come i pop-corn al cinema. Una volta ne ho comprato una scatoletta solo per mangiarmela per intero. Il mio intestino ancora adesso ringrazia.

Non sarebbe nemmeno tanto grave, peccato che io storicamente non abbia mai mangiato un piatto di verdura non passata, nè tantomeno pesce

lunedì 16 agosto 2010

Sesso, droga e case popolari

E venne il tempo degli Odp. Non sarei la persona che sono se nel 2007 non avessi scoperto una band di Reggio Emilia che non canta le canzoni nella maniera che tutti noi conosciamo. Le recita.

Praticamente anni fa lavoravo al giornalino d'istituto. Nella mia mente ottenebrata di adolescente credevo che tutto il meglio che la società, la musica, il cinema e lo sport potessero dare fosse stato espresso nel passato e di conseguenza l'unico modo per tornare ad un livello decente di comunicazione era rispolverare il passato. Recensire dischi vecchissimi. Ignorare l'esistenza di un portiere chiamato Buffon.

Poi ho dato l'esame di maturità e, pur guadagnando un onorevolissimo diploma di maturità linguistica, ho perso il titolo per poter dirigere quella meraviglia di carta stampata.

Le redini passarono ad un mio fido amico che tuttavia sradicò il vecchiume che io avevo portato. Per prima cosa spostò il giornale su internet e fu un successone. Poi iniziò a recensire band sconosciute, che però a me piacevano. Ha recensito anche la mia e questo potrebbe essere un punto a svantaggio di questo sito (a proposito, presto parlerò della mia band), però è capitato che un giorno ha pubblicato un testo, senza commentarlo.

Parlava di un'adolescente che arrivava da Roncocesio e concedeva un rapporto orale al protagonista in cambio di una barretta di cioccolato. Anzi, un Toblerone, per gli amanti della marche.

Non capisco, non ho idea da dove provenga quel testo, ma mi piace. La funzione "virgolette" di Google mi da la risposta.

Il pezzo è Cioccolato Iacp degli Offlaga Disco Pax. E da quel giorno nulla fu più come prima.

Gli Offlaga Disco Pax mi hanno insegnato che il passato non torna e non era necessariamente il più bel passato dove avremmo potuto vivere, ma visto che ha significato tanto, perchè non parlarne? Non è giusto che i giovani di oggi sappiano vita, morte e miracoli di Fabrizio Corona (ne ho detto uno a caso, fra quelli che metterei al muro) e non sappiano che Vladimir Yaschenko nel millenovecentosettantafischia ha saltato l'equivalente in altezza di una cabina telefonica.

Quando mi sono laureato ho dedicato la mia laurea ai Crazy Wasted perchè sono la migliore band in cui abbia mai suonato (e grazie...), agli Offlaga Disco Pax perchè sono la migliore band italiana esistente al giorno d'oggi e ai Clash perchè della lezione del mio amico probabilmente non ho capito una sega.

Nota a margine: gli Offlaga Disco Pax conducono vite normalissime, il cantante è un agente immobiliare ed ho avuto l'onore di parlare con lui, anche se solo attraverso Facebook, più volte.

A proposito, se gli Odp passano di qua sappiano che a Novi Ligure non hanno mai suonato e questa è una lacuna da colmare.

venerdì 13 agosto 2010

Una birra per il mio futuro

Si ho anche questo vizio di farmi pagare per scrivere delle cose. Si chiama giornalismo, brutta roba. Porta alla disoccupazione perenne e nella maggior parte dei casi allontana le fighe.

Siccome ho iniziato molto presto, 17 anni, adesso ho la pancia da pensionato, sono già disamorato del mestiere perchè è sei anni che faccio le stesse cose e ho tendenze omicide. Per non parlare di quella mia teoria secondo la quale se un giornalista non viene pagato almeno 10 cents a riga ha diritto a rivalersi sessualmente sul suo editore se femmina e viceversa.

Comunque è successo che un pomeriggio, un pò di anni fa, mi ha chiamato una radio per commentare Novese-Santhià, che è finita 0-0 e me la ricordo bene ancora adesso. Ovviamente ero contento come una Pasqua perchè da piccolo abbassavo il volume della tv per fare io la telecronaca e quando partite non ce n'erano finivo per inventarmele e andava a finire che la Viterbese vinceva la Coppa delle Coppe.

A cinque anni di distanza, dopo lunghi pomeriggi passati a saltare da un campo all'altro del Piemonte, ho deciso di giocarmi una posta un pò più alta pertanto ho stabilito che quest'anno finisco a fare qualcosa di diverso. Può darsi che mi ritroverò a commentare la Serie A o può darsi che passerò le mie domeniche pomeriggio a servire attempati clienti al bar mentre ascolto le partite per radio. Scommetiamoci una birra.

martedì 10 agosto 2010

30 minuti

Questa mattina verso le 10 i miei mi hanno chiesto di aiutare loro a portare in cortile un armadio vecchio come il mondo, che loro avevano già provveduto a smontare.

Sono stati i 30 minuti peggiori degli ultimi mesi.

Mal sopporto l'idea di fare fatica per dover lavorare. Se aggiungiamo che questo è un lavoro fatto agratis (cioè, si, i miei garantiscono vitto, alloggio, connessione internet, automobile, è per questo che quando me lo hanno chiesto non ho sbottato come farei se me lo dovesse chiedere chiunque altro) la cosa mi esce proprio male, innaturale.

A fare lavori manuali sono una schiappa di proporzioni epiche, la precisione è qualcosa di completamente lontano dalla mia sfera personale.

Sono finito a fare il cameriere senza patirci più di tanto perchè me la racconto così: è un lavoro dove si vedono tante persone.

Per il resto la mia vita è un continuo cercare di fare il meno fatica possibile e non è nemmeno una teoria errata. Se ci pensate, fare fatica fa piuttosto male. Se sei malato, la prima cosa che ti dicono è di stare tranquillo a letto, no?

Bene, per cui ora che sono dottore, anzi scienziato della politica, non mi sento molto in dovere di prendere in mano qualcosa che pesi più di 5 chili. Tolto forse il lavoro per i miei.

I miei hanno preso una casa diroccata nel 1998, l'hanno resa abitabile e spaziosa (a me non piace, ha tolto l'atmosfera della mia vecchia camera) e ora ci viviamo. E' nostra. E' per questo che li rispetto e sono soddisfatto del loro lavoro.

Una roba del genere non mi verrà mai in mente credo. Fatico a pensare di dover sacrificare tre anni di pomeriggi per portare delle cose pesanti sulle spalle, dipingere i muri, scartavetrare, ordinare mobili, parlare con geometri e architetti. E spendere soldi.

Sei mesi allo studentato Sgs a Goteborg, 350 euro al mese. Quando mi si è rotto il lavandino il giorno dopo mi hanno mandato l'idraulico a spese loro. Chi me lo fa fare?

domenica 8 agosto 2010

Paura, eh?

La prima volta che sono salito su uno scivolo ad acqua ho battuto la testa, mi sono fatto malissimo. Era uno scivolo giallo per bambini, lungo forse un metro e mezzo, avrò avuto 6-7 anni. Da quel giorno la mia carriera di esploratore avventuriero ha subito una brusca frenata.

Ad esempio non sono mai stato a Gardaland. Non sono mai sparato su un tubo di ferro a 100 all'ora per quaranta metri, nè ho fatto le cascate dove ti bagni tutto quando la navetta arriva e fa ssssciafff nell'acqua. Mi terrorizza, ho paura solo a vederlo in televisione. Ho paura anche delle tazze che roteano alla supersonica velocità di 6 giri al minuto

Ho anche una strana fobia per i cavalli, se ne passa uno per strada mi allontano come potrebbe fare un soldato israeliano a Ramallah mentre passa una milizia di Mujaheddin.

Non parliamo di rumori strani nella notte, nè di tuoni. Se passa una macchina con il motore arrugginito inizio a sudare freddo, penso al terremoto, agli ufo, ad un'esplosione imminente, ad un concerto di Marco Carta.

Gli insetti tendo a schiacciarli con cose che mantengono il cadavere il più lontano possibile dal mio corpo, anche perchè sentire il craaac dell'animaletto che si spiaccica mi fa un pò schifo.

No, non sono un Cuor di Leone.

venerdì 6 agosto 2010

Le mie valigie

Il supermarket in cui mi sono perso ha due settori che parlano lingue diverse, connessi da una insenatura attraverso la quale può passare solo una persona.

Quell'insenatura stranamente ha pure la mia sagoma.
L'area italiana del mio supermercato l'ho visitata praticamente tutta, c'è del buon cibo e della buona musica, gli inservienti sono cordiali, alcuni troppo invadenti e continuano a chiedersi perchè io stia girando in tondo come un idiota.

Conosco gli angoli del settore italiano e se ho bisogno di andare a prendere qualcosa o incontrare qualcuno so di preciso dove correre.

Tutto questo però da 23 lunghi anni, meno qualche mese. La cosa inizia a essere stancante.
Una volta sono passato attraverso quella piccola insenatura con la sagoma di me mentre porto due valigie enormi.

Non capivo nulla, il riscaldamento era a zero, la prima persona che ho incontrato mi ha trattato male. Poi però ho visto tanti che si erano persi come me e che portavano due grosse valigie.

Ci siamo uniti e visto che l'unione fa la forza, abbiamo apprezzato quel reparto scandinavo arredato rigorosamente Ikea. Il cibo ce lo siamo dovuti portare da casa, è vero, ma la gente mi è sembrata subito molto disponibile, forse un pò distaccata, ma non è necessariamente un male.

In quel supermercato francamente ho notato che le cose erano più alla nostra portata (nostra in qualità di uomini portatori di valigie), non siamo riusciti a visitarlo tutto perchè dopo un pò mi è venuta nostalgia di casa e sono ripassato attraverso la mia sagoma.

Adesso però voglio di nuovo saltare di la. Devo allenarmi perchè sono un pò ingrassato e non so se ci passo. E poi il reparto dove vendono penne stilografiche e bassi elettrici mi piace davvero tanto.

martedì 3 agosto 2010

L'auberge suedoise

Ho smesso di vedere un minuto fa "L'appartamento spagnolo". Ho il groppo in gola ed un sentore di inutilità terrificante, cosa che mi colpisce quando vedo un film che mi tocca da vicino.
Il 31 gennaio 2008 ho firmato la richiesta per un colloquio per essere preso in considerazione nel calderone chiamato Erasmus. Sei mesi in Svezia. Sono partito, manco a farlo apposta, il 31 gennaio 2009 alle 11:00 del mattino.

Sono andato lassù dopo uno dei periodi più travagliati. Affaracci con le (poche) donne, crisi universitaria, lavoro duro e pochi soldi.

I sei mesi lassù li ho passati in buona parte da solo, condividendo qualche serata con gli amici più fidati e senza lasciarmi troppo trascinare nella bolgia, un pò come faccio qua.

Non potrò dimenticare i ritmi Erasmus, i giovedì studenteschi, i venerdì che sono sabati anticipati, i sabati veri e propri. Le domeniche hangover.

La parola Kottbullar, bellissima da pronunciare come "stannar vid Gronsakstorget" e "Sju sjosjuka sjomannen skottes av sju skona sjukskoterskor".

Rockbaren, Sticky Fingers, Cafè Olof & the guy of Cafè Olof, Pizzeria Mums, le partite degli Europei giovanili, i quizzoni, quella volta che mi sono perso in mezzo alla neve e stavo cercando casa, ero una formichina incazzata.

Mangiare una volta al giorno perchè non mi bastavano i soldi, studiare svedese al sabato sera mentre i vicini scopavano, masticare lo snus, girare per i posti più impensabili della città solo perchè non li avevo ancora visti, innamorarmi follemente della coordinatrice degli studenti consapevole che "no, non si può". Scappare da Uddevalla perchè sono finito nelle grinfie di una tossica alcolizzata.

La sera prima di partire ho cucinato tutta la pasta che avevo avanzato assieme ai miei amici, sono partito a mezzanotte del 17 luglio. I 20 minuti di autobus che dividevano Korsvagen dall'aeroporto di Boras li ho fatti piangendo, con la mano insanguinata non so per quale strano motivo.


Attenzione, spoiler


Non per rovinarvi il finale del film, ma alla fine della storia lui scappa dal suo lavoro al ministero e corona il suo sogno di diventare scrittore. Lungi da me dire che so bene e di preciso cosa voglio fare da grande, perchè un'idea ce l'ho, ma a fare quel lavoro ce ne saranno 30 in Italia ad esagerare...ma ogni discussione su quanto è grande la mensola di camera, di che colore comprare il vestito per il compleanno dell'amica o sentire gli amici scegliere un film al cinema che non andrai a vedere perchè non ti piace il cinema, diventa superflua.
Io quell'aereo mi sa che lo riprendo.

lunedì 2 agosto 2010

Piange il telefono

Non ho un'identità ben precisa. Mia mamma dice che quando alzo la cornetta del telefono c'è da scommettere su come mi presenterò.
Colpa mia, negli ultimi dieci anni ho fatto talmente tante cose, ho ricoperto tanti di quei ruoli che spesso mi chiedo quale sia quello che più mi si addice.
Riassumiamo brevemente il tipo di telefonate che ho fatto negli ultimi dieci anni:

- Pronto, sono Enrico, sono un arbitro di Novi Ligure, mi potete dire dove si trova il campo della Bolzanetese?

- Pronto buonasera sono Enrico, c'è Laura?

- Buonasera signora sono Enrico, il nuovo cameriere, domani sera a che ora devo venire?

- Pronto sono Enrico, di Radio Pieve, posso parlare con Alessandro degli Scabbia Assassina? E' per un intervista

- Ciao sono Enrico, di Novionline, ti chiamavo per sapere le ultime di calciomercato, sto facendo un articolo...

- Pronto sono Enrico, il bassista dei Crazy Wasted, vi interessa una band punk-rock per un concerto?

- Hallo, jag heter Enrico, Jag är utbytesstudenten i Goteborg nästa månad. Får jag prata med Prof. Hellman?

- Pronto salve sono Enrico della biblioteca, domani devo recuperare due ore...

- Pronto buongiorno prof, sono Enrico, la chiamavo per la tesi...

- Pronto, buongiorno, mi chiamo Enrico sono un giornalista piemontese, non è che per caso state cercando qualcuno per la vostra redazione sportiva?

- Pronto salve, mi chiamo Enrico, sono un blogger squattrinato...