lunedì 29 novembre 2010

La prossima volta ci farò più caso

Essere distratti, in genere, aiuta molto: la gente non si fida di te e quindi non ti chiede compiti particolarmente gravosi o che comportano responsabilità. Mai mostrarsi sicuri di te: finiranno per chiederti qualcosa che sai fare benissimo, ma proprio in quel momento non ne avresti voglia.
Comunque la distrazione, in quanto mio pane quotidiano, la gestisco benissimo. Posso perdere decine di treni e trovarmi comunque a 600 km di distanza puntualissimo a fare ciò che dovevo fare (per qualcuno che non sapeva della mia sbadataggine). Quando però questo entra in contatto con chi sa delle mie lacune di memoria o della mia scarsa capacità di notare i problemi altrui, è il patatrack. Per cui, visto che ho rotto i tergicristalli della macchina, mi conviene stare più attento. E guardare malissimo chi dice "Che bello la neve!". La bianca fottuta mi costerà parecchi soldi, così come la mia amata sbadataggine, che temo di dover lasciare nel cassetto per un bel pò.

sabato 20 novembre 2010

Un secolo in sei ore.

Meglio scrivere tutto ora, che la Faxe circola tranquillamente in corpo (magari quando passa l'effetto toglierò questa pagina, magari no) e non mi scappa la pipì. Sono andato a Genova per vedere gli Offlaga Disco Pax ed ho incontrato la ragazza con cui sono stato per un anno meno tre giorni. In una città di 500mila abitanti.

Chi mi conosce sa cosa significano per me gli Offlaga: sono le parole con cui avrei voluto esprimere qualcosa che non ho vissuto, perchè sono nato solo nel 1987 e quello che c'è stato prima l'ho sentito raccontare dai genitori, dai nonni, da qualche amico più grande, ma mai con un bel sottofondo ritmato.

Ero vicino alla stazione e sibilavo ostrogoto e mi sono sentito fare "toc toc" sulla spalla. Ogni tanto ripenso a quello che sono diventato e il perchè. Quei 360qualcosa giorni insieme probabilmente significano che nel frattempo si è diventati grandi e bisogna capire che un'ora di treno può essere fin troppo. Significano ricordarsi che si era felici, con le miriadi di barriere architettoniche che i sentimenti incontrano.

Le ho detto della Svezia, del (quasi)lavoro che faccio, delle mie poche conquiste. Lei del suo nuovo lavoro e del suo ragazzo che tifa Genoa e quindi è già uno giusto.

Poi sono passato di fronte allo stadio, ho ascoltato cinque quarti d'ora di racconti ritmati, sono andato a tanto così dal piangere per un concerto (due mesi fa mi maledicevo per aver speso 70 euro ed aver visto i Blink da un chilometro e mezzo), ho salutato il cantante e gli ho detto che ero quello che gli ha dedicato una laurea. Lui che ha dedicato il concerto a Tomas Skuhravy e dopodomani sarà a Padova o Ravenna per una data e io a Lumezzane per una partita di Lega Pro.

Per gente disabituata alle emozioni come me, le 6 ore genovesi ne hanno racchiuse per almeno un secolo.

venerdì 19 novembre 2010

Non mi piacevano i cartoni giapponesi

Facciamo un bel salto indietro di 15 anni, direbbe Lucarelli (Carlo, non quello che giocava nel Livorno). La moda dei cartoni animati, finalmente una cosa carina e divertente su Facebook (il prossimo passo, suggerisco, gridare il nome del partner più bravo/a a letto. Credo che ne vedremmo delle belle) porta ad una discussione, ad una guerra che nel mio piccolo si protrae fino ad oggi.

Possibile che i cartoni animati influenzino le sorti dell'individuo? No, assolutamente, perchè altrimenti il 90% dei miei amici distruggerebbe il pianeta o combatterebbe mostri spaziali. A me però i cartoni giapponesi hanno sempre fatto ribrezzo (tolto Holly e Benji, che però mi ha illuso fino a quando non ho scoperto che battere un calcio d'angolo, rincorrere il pallone in area e colpirlo di testa non si può. Nè per le leggi della fisica, nè per il regolamento del gioco), per cui ho concentrato il mio interesse su altre cose. Apparte che poi ho fatto il Tempo Continuato (e ho scoperto di recente di essere stato uno dei pochissimi, visto che in qualsiasi altra scuola dell'emisfero nord al pomeriggio si stava quasi sempre a casa, ad averlo sperimentato) quindi uscivo da scuola alle 5, poi andavo a calcio o a girare in bici per cui tornavo e i cartoni erano già finiti.

Il mio idolo in assoluto era Wile il Coyote. Ridevo come un pazzo quando gli esplodeva qualcosa in mano, ma ho sempre sperato che catturasse quello stupido struzzo. Visti gli sviluppi dei miei successivi 15 anni posso dire serenamente che su di me i cartoni hanno avuto un'influenza decisamente pesante.

Goldrake, Ken il Guerriero, i Cavalieri dello Zodiaco e i Cinque Samurai li lascio a chi non si è mai chiuso fuori casa senza chiavi o non ha mai perso la sua fermata ferroviaria dormendo fino al capolinea (50 km oltre).

domenica 14 novembre 2010

La formula chimica del diventare grande

Ho realizzato di essere diventato grande alle 17:10 del 14 novembre 2010. Ero sulla strada che porta da Valenza ad Alessandria. Fino a pochi mesi prima, non avrei avuto motivo di trovarmi lì. Perchè a Valenza ci sono stato due volte nel resto della mia vita e perchè se ci andavo prendevo il treno. E invece ero seduto su una Seicento con un'ammaccatura vicino al fanale destro (giuro che non l'ho provocata io, c'era già da prima), venivo a casa dopo aver visto Valenzana-Sacilese 0-0 di Serie C2.

Ho fatto un piccolo resoconto delle cose che mi sono capitate negli ultimi mesi, realizzando, di colpo, sotto la pioggia e con la terza marcia che non funziona tanto bene, che ho passato alcune fasi della vita che generalmente capitano una sola volta.

Mi sono laureato (ci sono persone a cui capita più volte, e comunque questa per me è stata la prima, probabilmente l'ultima), ho preso la patente (anche qui, c'è gente che la prende due volte perchè alza troppo il gomito e rischia di stirare gente come me, che ha appena realizzato di essere diventata grande) (a proposito, si ho preso la patente tardissimo, ma sono felice di questo: non avrei potuto esprimere questo concetto a 18 anni), posso finalmente dire di essermi buttato in quella che io adoro chiamare "una serie di relazioni autopunitive", lavoro come semi free-lance. Ho fatto anche un'altra cosa, ma per scaramanzia lo dirò solo se e quando andrà in porto (no, nulla di osè). Tutto questo come se fosse naturale. Voi direte, si, è naturalissimo prendere la patente. Vero, nessuna obiezione, ma io un anno fa non sapevo nemmeno come si accendesse una macchina, invece ho provato, riprovato (e, purtroppo, speso) fino a che quel cazzo di motore non si è acceso. E lo è rimasto quando ho scalato.

mercoledì 10 novembre 2010

2010:23*(x)=2002:15

Francamente li capisco, un pò, gli adolescenti. Non sempre, anzi, quando con i loro cazzo di cellulari mettono musica techno o metal a palla li scaraventerei giù dall'Empire State Building, loro e i loro cazzo di David Guetta, 50 Cent e Guns 'n Roses (si, i Guns mi piacciono, ma costringere 50 persone ad ascoltarli lo trovo disgustoso). Però poi dicono "Nessuno mi capisce", lì mi viene un pò da ridere perchè è una cosa trita e ritrita, così da telefilm anni '80 che neanche pare vera.

Non mi pare di essere mai passato attraverso la fase "Nessuno mi capisce", o meglio, credo di passarci adesso per ragioni simili e diverse. All'epoca (e cioè quando avevo 15 anni, quindi, cavolo, già otto anni fa!) vivevo da recluso, isolato diciamo, visto che non ho frequentazioni nel paese in cui abito e fino a quattro mesi fa non avevo la macchina (non che ci abbia messo otto anni ad uscire dal guscio, ma a 15 anni non frequentare nessuno in un paese di 4000 abitanti è mortificante).

Così mi sono messo a fare le cose che fanno i grandi: mi sono interessato alla politica (con il risultato di aver toccato da vicino non tanto lo squallore o chissà quale scandalo, ma il terribile velo grigio che la avvolge, quasi come anche chi è giovane si ritrovi a vivere in un mondo di vecchi che li ingloba automaticamente), ho iniziato a lavoricchiare per qualche giornale, ho provato a guardare qualche film d'autore senza però capirli a fondo (e oggi guardo solo Scrubs e i Simpson, un pò come voler recuperare il tempo perso).

Adesso non ho veramente un cazzo da fare. Ho le mie buone ragioni (e colpe), ma se chiedo a qualcuno di comprenderle scatta automaticamente il muro contro cui rimbalza tutto quanto. "Non fai un cazzo", "Non sei utile", "Lasciamo perdere" eccetera. Dunque devo concludere che quello che non ero a quindici anni, e cioè uno studente viziato, pigro (in realtà pigro verso alcune cose lo sono dalla nascità, ma è un altro discorso), disamorato della vita, lo sono ora, quasi dieci anni più tardi. E inizio anche a capire quelli che dicono che "Nessuno li capisce", perchè in effetti è vero, nessuno è mai entrato nella loro vita immedesimandosi nel personaggio. Si limitano a dire "Io alla tua età...", ma non significa un tubo. Perchè è chiaro che avere 15 anni nel 2010 non è come averli nel 1980, è lampante, oggi tutti hanno dei bisogni diversi, dovuti ad una vita quotidiana che si è modificata. E anche la mia vita quotidiana è cambiata, radicalmente, rispetto a otto anni fa e rispetto ai 23 anni di chi mi sta intorno (tolti, forse, ma non tutti, anzi certi miei coetanei sono la brutta copia dei miei parenti, i 23enni e simili).

Per cui, posso dire, con un ritardo di otto anni degno della peggiore democrazia dell'Unione Europea, che....

martedì 2 novembre 2010

Zombie fra gli zombies


Ogni volta mi dico: "Non devo far passare una settimana fra un post e l'altro". A che pro poi? Tanto più che lo leggono sempre i soliti tre stronzi (ciao!!!) e potrei raccontare delle robe su certa gente tanto non lo verrebbe a sapere nessuno, ma non lo faccio perchè poi ci patisco.


Sono di buon umore ovviamente. Stamattina mi sono svegliato alle undici e ci ho messo quattro ore per scrivere quattro articoli. Mi ero promesso che non avrei scritto nulla della mia vita quotidiana, ma, ahimè, è l'unica cosa che faccio in questo periodo. Donne? Nah. Uscite? Figuriamoci, sotto le feste poi (da quando Halloween è ufficiosamente una festa? Forse ero alle medie, quindi facciamo una decina di anni)...


Comunque oggi sono stato tutto il giorno in pigiama e questo ha influito non poco sul mio umore (oltre che sul mio odore, che ho provveduto ad imbottigliare per rendervi partecipi della cosa qualora stiate leggendo). Bello passare da cadavere il giorno dedicato ai morti (o ai santi? o ai morti viventi? Non mi ricordo. Comunque per essere santi bisogna essere morti quindi direi che le cose possono coesistere).


Cosa mi ha portato ad essere una specie di cadavere ambulante? In fondo non me la passo così male. Faccio quello che ho sempre sognato sin da piccolo, lo faccio bene e penso seriamente di poterne ricavare qualcosa. Eppure passo il 1° novembre a casa con il desiderio di fare qualche scherzo alla Linea Suicidi e vedere cosa succede. Magari vengono a prendermi sul serio e dico "Ma no, stavo scherzando". Troppo tardi. Quindi devo scrivere un articolo sul giornale locale di me che tento il suicidio, altrimenti vengo denunciato per procurato allarme. Però alla fine non l'ho fatto, per cui la cosa si è persa nel nulla. No, non sto meditando il suicidio, lo ripeto ancora, è che mi annoio e devo trovare un obiettivo facile per passare il tempo. Un pò come quelli che derubavano le vecchiette e dicevano "Eh ma ci annoiavamo!". Un pò come gli Zero Assoluto. "Eh ci annoiavamo". Tran! Giù un singolo schifoso trasmesso dalle radio commerciali. Veramente una merda. E io devo passare il 1° novembre come una persona decente per questo? Il giorno dedicato ai morti/santi in pigiama solo perchè tutti sono a casa. Mi sarebbe piaciuto, invece, fare qualcosa di costruttivo, magari proprio da poter dedicare a qualcuno che non c'è più, invece no, pigiamino, Torino-Ascoli in pay-per-view (a proposito, la radio di Ascoli ha detto che erano a posto, ma ho sentito il loro cronista e fa veramente pena, potevano chiamare me) ed i commercianti di lumini che guadagnano un fottio di soldi.


Mi sa tanto che sto solo cercando un alibi per il fatto di essere stato poco utile alla causa (quale causa? Enrico, ecco la causa per cui dovrei lottare!) oggi. Un pò come quelli che ogni cinque anni (o due in caso di elezioni anticipate), di domenica, non hanno voglia di uscire e dicono "Tanto rubano tutti!"