lunedì 13 settembre 2010

Chi vuole far l'astronauta e chi invece...

C'è da dire che anche quando ero piccolo non mi mancava la fantasia. Giocavo a calcio in una squadra che adesso non esiste più, in un paese vicino al mio. Era la squadra più debole del campionato Pulcini.
La prima partita l'abbiamo giocata contro una formazione del capoluogo (vedi un paio di post indietro cosa penso del mio capoluogo di provincia) e l'abbiamo persa 22 a qualcosa. Almeno un gol lo avevamo segnato esultando come se avessimo vinto un mondiale.

In quella squadra, che perdeva contro chiunque, ero il panchinaro fisso. Il più scarpone fra gli scarponi. Ho segnato circa una decina di gol nella mia carriera (durata dal 1995 al 1999) di attaccante, e pensate che fino ai Giovanissimi non si applica la regola del fuorigioco, per cui ero continuamente di fronte al portiere nella speranza che qualcuno mi lanciasse la palla.

Ero in coppia d'attacco con uno che oggi gioca in Serie D.

Quando non ero a fare il palo della luce nell'area avversaria, il mister di turno mi teneva in panchina assieme al portiere di riserva (questo veramente forte, purtroppo l'altro portiere era il figlio di un dirigente). Io e questo mio amico ci annoiavamo e così un giorno ho iniziato a commentare come un telecronista e mi sono divertito tantissimo.

Arrivato a casa ho aperto un quaderno e mi sono inventato un campionato con coppe europee, mondiali e Mitropa Cup. Ricordo distintamente di aver fatto vincere alla Reggina la Coppa Uefa in una finale a Torino contro non mi ricordo chi.

Oggi, per dire, ero a La Spezia. C'era una partita di Serie C1 (che adesso si chiama Lega Pro Prima Divisione, ma come nome fa veramente cagare, ci tengo a farlo sapere ai vertici del calcio mondiale). E là in cima mi sono sentito come dieci anni fa quando commentavo le nostre sconfitte epiche e le poche vittorie sudate.

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