domenica 26 settembre 2010

Avete mai pianto per una partita di Eccellenza?

Una settimana a infilare la testa fra le api mi fa riapprezzare perfino il lavoro al bar. Figuriamoci entrare al "Moccagatta" con 2000 persone che ululano per un gol di Marco Martini.
E' una passione di lunga data, nata nell'agosto 1995 quando per la prima volta varcai il cancello di uno stadio: Juventus-Sporting Lisbona 0-1, amichevole. Nulla più rimase come era prima.
Ho covato il desiderio quasi sessuale di commentare una finale di coppa del mondo (e tutt'ora lo covo, visto che la Novese non riesce mai a qualificarsi per i mondiali, chissà poi perchè), ho pianto per un gol di Gerini al Corsico, ho litigato con degli allenatori, ne ho intervistati altri (per la cronaca, oggi è toccato a Gigi Simoni, ex Inter), ho portato la mia ex morosa allo stadio un milione di volte guadagnandomi il suo odio perpetuo. Vi so dire con precisione certosina cosa facevo e dove mi trovavo in occasione delle ultime quindici stagioni calcistiche.
Per gli snob che immaginano il calcio come un passatempo preso troppo sul serio, chiedo umilmente di leggervi qualcosa di Nick Hornby. Capirete perchè il calcio influisce così tanto sulla nostra psiche, quasi come se fosse una passione che ci hanno appioppato e che non abbiamo scelto coscientemente.
Credo che i quattro scudetti vinti dalla Juve nei miei cinque anni di superiori (notoriamente quasi privi di sesso) abbiano attenuato ogni istinto omicida e suicida. Mi ricordo che il primo appuntamento con una ragazza l'ho avuto il giorno della finale di Coppa Carnevale di Viareggio Juventus-Empoli (3-3, ripetizione 3-0). Farò battezzare mio figlio da Paolo Montero. La colonna sonora sarà "All I want for Christmas is a Dukla Prague away kit" degli Half Man Half Biscuit.

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