sabato 31 gennaio 2009

Nel paese delle meraviglie


Nessuna connessione wi-fi all’aeroporto di Copenaghen, tuttavia la prima metà della giornata clou, è scorsa via con la discrezione di chi sa che manca poco al traguardo e non se la sente di gridare vittoria in anticipo.
Le prime nuvole sulle Alpi sembravano un’immensa distesa di gelato al limone pronta per l’uso. Non mi sarei stupito se, tra le molteplici pubblicità danesi che scorrevano sui minischermi, fosse saltato fuori anche il motivetto “Gran Soleil, il nettare degli dei”.
Il viaggio non è stato in solitaria perché, guarda un po’ le coincidenze, a Malpensa mi siedo per attendere il primo volo e scambio due parole con Oscar, il quale oltretutto è proprio il mio vicino di posto, va in Erasmus ad Aalborg in Danimarca ed è la prima volta che prende l’aereo.
Partenza e volo estremamente morbidi, con le più belle hostess del mondo a servire pasti dal costo al limite della capacità per chi di cognome non fa Murdoch.
Ho sperimentato anche l’esperienza dello Starbucks, che ringrazio vivamente di non essere presente in Italia perché con la mia caffettiera casalinga faccio un cappuccino trenta volte più buono. Unica nota positiva, il Marshmellow caramellato al cioccolato.
A un’ora dal volo siamo in sei ad aspettarlo: oltre a me c’è un giovane, apparentemente nordico, che sonnecchia ed una caravana di anziani, probabilmente reduci della guerra d’indipendenza svedese dalla Danimarca.
La mia prima parola svedese (che poi in danese è la stessa cosa) è stato un “tack” al “doganiere”.
E poi sono arrivato a Uddevalla. Mi ricorda tanto il paese delle meraviglie

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