domenica 11 gennaio 2009

Bellini cocktail


Non sarebbe stato possibile partire senza sacrificare qualcosa: io ho sacrificato il sabato sera.

I puristi del week-end avranno qualcosa da eccepire, ma non è la prima volta che decido di sacrificare i miei fine settimana e, almeno questa volta, non me ne sto in panciolle a mangiare pistacchi sul divano.

Una sera, a maggio, sono uscito per comprare delle pizze e mi sono accorto che avevo bisogno di un lavoro. Il caso vuole che prima della pizzeria ci sia un bar, quindi sono entrato e ho chiesto se avevano bisogno di un cameriere.

Sono diventato anche cameriere, sulla base di alcune esperienze decisamente discutibili maturate nel corso delle celeberrime Feste dell’Unità paesane.

Ho così sacrificato i miei sabati sera, dedicandoli alla cura e all’interesse verso clienti di varie età ed estrazioni sociali.

Il mio primo ordine è stato un Bellini. Come voi saprete, il Bellini (che venne inventato da…Bellini? No, da tal Cipriani. Dedicata al Bellini pittore) è composto da pesche (non ne ho mai messa una vera in otto mesi), succo di pesca e prosecchino.

Non mi piace. La mia scoperta è stata lo Spritz. Ci va il prosecco, una bottiglietta di Aperol, un goccio d’acqua e una scorza d’arancio.

Mi sono sempre chiesto come fanno i gestori del bar a ricordarsi quando stanno per finire i cucchiaini di plastica o le riserve del decaffeinato.

Io avrei bisogno di ottocentosedici cartelle di Access. Alla sciùra che gestisce il bar basta un quadernone.

Il tutto smontando il magazzino alla ricerca di un Succo al Mirtillo (per la cronaca avrò ricevuto circa 3 ordinazioni di Succo al Mirtillo in otto mesi; io ne ho bevuti 150).

Questa sera ho lavato (male) la pedana per l’ultima volta, ho bevuto la mia Red Erik, ho preso in giro l’Inter, ho ricevuto la mia buonuscita e mi sono avviato verso l’ignoto nord.

Mancano venti giorni all’aereo.

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