Non so che faccia abbia il signor Saro. Ho scoperto il suo cognome tempo dopo e
siccome credo che abbia una certa età mi sembrava irrispettoso
dargli del tu. E così ancora adesso lo chiamo come farebbe una
domestica sudamericana. ”Signor Saro no casa...”
Non l'ho mai visto, ma ci sentiamo al
telefono da due anni ogni due o tre settimane. Lavoro per la sua
radio, seguo il Catania (o secondo la sua pronuncia, il ”Gadania”).
Dalla voce, l'età è indefinibile. Può avere dai 30 ai 70 anni.
Propendo per la seconda ipotesi, ma una volta sono stato un mese a
chiamarlo e mi rispondeva un messaggio automatico in lingua
straniera. Finalmente dopo qualche tempo mi ha risposto così: ”Ma
dove sei stato?” ”Al polo nord, in moto”. Dalla Sicilia? ”Dalla
Sicilia”.
Le sue risposte sono un caso
comunicazionale. Parte la domanda, attendi 10 secondi e arriva la
risposta. Un uomo col segnale perennemente in ritardo. A volte,
quando gli chiedo qualcosa e non sento nulla, guardo il cellulare per
paura che sia caduta la linea, ma in realtà è solo l'effetto del
signor Saro. Dopo dieci secondi, puntualissime, arrivano le sue
istruzioni.
Quest'anno non lavoro più per il
signor Saro.
Lui è tendenzialmente una persona
pacata, ricordo sconfitte del Catania prese in maniera molto
filosofica, o quella volta che sono arrivato allo stadio di Genova
con dieci minuti di ritardo, a partita iniziata e lui mi disse, con
dieci secondi di ritardo. ”Non di preoccupare, tu cerca parcheggio
intanto noi mettiamo la pubblicità”. Ho parcheggiato sopra una
fermata dell'autobus senza nemmeno prendere la multa.
Quest'estate mi chiama. ”Enrico, non
possiamo più lavorare assieme, abbiamo perso i diritti”. Perchè?
”Non lo so, ma sti bastardi (chi? Le radio rivali? Le
amministrazioni locali? La malavita organizzata? Sua suocera?) li prenderei a
fucilate. Vabbè ti saluto, fai buone vacanze”
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