martedì 16 ottobre 2012

10 secondi


Non so che faccia abbia il signor Saro. Ho scoperto il suo cognome tempo dopo e siccome credo che abbia una certa età mi sembrava irrispettoso dargli del tu. E così ancora adesso lo chiamo come farebbe una domestica sudamericana. ”Signor Saro no casa...”
Non l'ho mai visto, ma ci sentiamo al telefono da due anni ogni due o tre settimane. Lavoro per la sua radio, seguo il Catania (o secondo la sua pronuncia, il ”Gadania”). Dalla voce, l'età è indefinibile. Può avere dai 30 ai 70 anni. Propendo per la seconda ipotesi, ma una volta sono stato un mese a chiamarlo e mi rispondeva un messaggio automatico in lingua straniera. Finalmente dopo qualche tempo mi ha risposto così: ”Ma dove sei stato?” ”Al polo nord, in moto”. Dalla Sicilia? ”Dalla Sicilia”.
Le sue risposte sono un caso comunicazionale. Parte la domanda, attendi 10 secondi e arriva la risposta. Un uomo col segnale perennemente in ritardo. A volte, quando gli chiedo qualcosa e non sento nulla, guardo il cellulare per paura che sia caduta la linea, ma in realtà è solo l'effetto del signor Saro. Dopo dieci secondi, puntualissime, arrivano le sue istruzioni.
Quest'anno non lavoro più per il signor Saro.
Lui è tendenzialmente una persona pacata, ricordo sconfitte del Catania prese in maniera molto filosofica, o quella volta che sono arrivato allo stadio di Genova con dieci minuti di ritardo, a partita iniziata e lui mi disse, con dieci secondi di ritardo. ”Non di preoccupare, tu cerca parcheggio intanto noi mettiamo la pubblicità”. Ho parcheggiato sopra una fermata dell'autobus senza nemmeno prendere la multa.
Quest'estate mi chiama. ”Enrico, non possiamo più lavorare assieme, abbiamo perso i diritti”. Perchè? ”Non lo so, ma sti bastardi (chi? Le radio rivali? Le amministrazioni locali? La malavita organizzata? Sua suocera?) li prenderei a fucilate. Vabbè ti saluto, fai buone vacanze”

Nessun commento:

Posta un commento